Il noto cantante italiano Sergio Caputo figura tra i personaggi che questa sera animeranno su Rai Tre, la consueta puntata di Che fuori tempo che fa, condotta da Fabio Fazio. Per Caputo si tratta di un ritorno in televisione dopo diversi anni, dovuto anche per parlare della nuova collaborazione artistica con il cantante toscano Francesco Baccini. A tal proposito vi segnaliamo un post pubblicato dallo stesso Caputo nel quale ricorda l’ospitata di questa sera e soprattutto il live del prossimo 10 maggio all’Auditorium di Roma insieme a Baccini con lo spettacolo musicale intitolato The Swing Brothers. Un nuovo esperimento musicale attorno al quale c’è un certo interesse da parte di pubblico e critica. Clicca qui per vedere il post.
Tra gli ospiti musicali della prossima puntata di Che fuori tempo che fa, in onda su Rai 3, c’è molta curiosità per Sergio Caputo, uno dei migliori autori italiani degli anni ’80.
Nato a Roma nell’agosto del 1954, Sergio Caputo ha iniziato a farsi notare alla fine degli anni ’70, quando ha iniziato a incidere sotto la guida di Vincenzo Micocci. La sua attività musicale in questo periodo si è intersecata con quella professionale, ovvero con il lavoro di art director detenuto presso l’agenzia pubblicitaria McCann-Eriksson. Proprio l’intrecciarsi tra i due mondi ha avuto come conseguenza un ritmo di vita abbastanza folle, che ha ispirato non poco l’universo creativo esplicitato poi nei testi composti, lasciando però profonde tracce sul suo fisico. La popolarità è arrivata all’inizio del decennio successivo, quando ha pubblicato il suo primo lavoro in studio, “Un sabato italiano”. Un disco caratterizzato da una vena malinconica e uno stile musicale tra jazz e pop, quindi molto diverso dalla scuola cantautorale in voga in quel momento e capace di calamitare larghi consensi nel grande pubblico. Nel 1984 è poi arrivata la conferma con “Italiani mambo”, album che ha addirittura oltrepassato il successo di vendite del lavoro precedente, senza però raggiungerne le vette espressive. Dopo altri lavori che ne hanno confermato l’appeal presso il pubblico italiano, nel 1998 Sergio Caputo ha praticamente deciso di rompere con il passato e di trasferirsi in California, ove si è convertito al jazz. Una nuova vita artistica nella quale ha saputo distinguersi in più occasioni, a partire dall’album “That kind of thing”, uscito nel 2003, che è stato citato fra i 50 album più ascoltati in radio nelle classifiche americane R&R. Un lavoro con il quale è riuscito a vincere il prestigioso premio di Smooth Jazz.com, un sito considerato una sorta di bibbia nel jazz, risultando il disco indipendente più scaricato in assoluto nel corso del 2005. In questo periodo ha anche avuto l’opportunità di collaborare con veri e propri mostri sacri come Dizzie Gillespie, Enrico Rava, Lester Bowie e Tony Scott, nonostante un carattere da sempre descritto da amici e detrattori come non facile.Negli anni a seguire ha continuato a coltivare una vena molto più sperimentale rispetto a quella degli esordi, vedendo la sua popolarità restringersi ad un gruppo di appassionati che non gli hanno però mai fatto mancare il loro sostegno.
Nell’ultimo periodo Caputo ha lavorato con Francesco Baccini: dal loro incontro è nato “Non fidarti di me”, singolo critto e realizzato a quattro mani via Skype. Uscirà ad aprile. A breve partirà anche un tour della coppia ribattezzata “The Swing Brothers”: prima tappa all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 10 di maggio.