Domenica 24 Aprile a Che tempo che fa torna l’appuntamento con la grande storia dell’arte. Come di consueto, il professor Flavio Caroli è pronto a offrire al pubblico a casa una mezz’ora all’insegna della cultura. Ormai da molti anni questo critico e storico dell’arte italiano, su invito di Fabio Fazio, si reca in studio e illustra opere e artisti immortali, con competenza e chiarezza. L’ultima volta che si è recato in studio è stato il 10 Aprile: in quell’occasione ha, per esempio, descritto il rapporto che sussisteva tra Jackson Pollock ed il suo rivale Willem de Kooning, due pesi massimi delle arti figurative contemporanee.
Flavio Caroli nasce a Ravenna il 9 marzo 1945. Si diploma al liceo classico della sua città e prosegue la sua formazione umanistica presso l’Università degli Studi di Bologna. Qui si specializza in storia dell’arte e, dopo aver conseguito il titolo, scrive la prima pagina della sua brillante carriera accademica. Numerose le cattedre che gli vengono affidate nel tempo: insegna a Salerno, a Firenze e dal 1995 ricopre il ruolo di professore ordinario presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Alla sua opera di docente affianca la sua attività di curatore di mostre: molte sono le esposizioni che si sono pregiate del suo intervento. Particolarmente celebri sono state “L’Anima è il Volto” e “Il Gran teatro del Mondo”. Dagli anni ’70 ad oggi il professor Flavio Caroli ha prodotto molte opere. Numerose le monografie riguardanti le figure di personaggi imprescindibili della storia dell’arte mondiale: “Sofonisba Anguissola e le sue sorelle”, “Tiziano” e “Leonardo da Vinci. Studi di fisiognomica” sono alcuni di essi. Inoltre la sua attenzione si è dedicata negli anni allo studio di alcuni dei movimenti artistici del Novecento, alla loro poetica e alla loro estetica: bisogna citare ‘Primitivismo e Cubismo’ e ‘La pittura contemporanea dal Romanticismo alla Pop Art.L’ultima opera dello storico dell’arte si intitola “Anime e Volti – L’arte dalla psicologia alla Psicoanalisi”. Questo saggio risale al 2015 e ripercorre il rapporto, molto caro allo studioso, che esiste tra la rappresentazione del volto e la carica psicologica che esso riesce ad esprimere. Questa connotazione è propria, secondo Caroli dell’arte occidentale: difficile trovare nell’iconografia di altre culture una gamma di espressioni e di significati così ricca di sfumature e di possibili interpretazioni.