Testimoni oculari recatisi recentemente a Londra raccontano di essersi imbattuti – per strada, sui bus, in metro, nelle ordinatissime file per entrare ai musei, un po’ dovunque – in stranissime persone (quanto meno all’apparenza) intente ad agitare le braccia con una serie ripetuta di bruschi movimenti, preceduti da un’insistita locuzione trisillabica. Una nuova mania collettiva? Un terribile virus? Una nevrosi insorta per vincere la monotonia dell’ordinata vita british style? No, semplicemente l’universale bim bum bam! Appassionati, provenienti da ben 196 Paesi, si sono dati appuntamento sotto il Big Ben per il campionato mondiale di PRS (Paper-Rock-Scissors).
Gioco antico, anzi antichissimo. “Gioco di mani ma non da villani”, ha detto qualcuno. Noi italiani lo conosciamo meglio con il nome di Carta-Forbice-Sasso oppure Morra cinese; semplice il meccanismo: il sasso (si fa con il pugno chiuso) vince sulla forbice (mano chiusa con indice e medio a V), che a sua volta supera la carta (mano aperta con le dita stese), che avvolge il sasso, creando un perfetto loop di dominanze, quello che non solo gli esperti, ma tutti i praticanti conoscono come “l’equilibrio di Nash”, il principio-base che rende interessante questo sport.
Sulle origini della morra cinese è necessario aprire una parentesi. Come dice il nome, questo sport è nato in Cina. Richiede raffinate doti strategiche, un pizzico di fortuna, nonché grande prontezza di riflessi: bisogna essere scattanti come delle molle. Da qui il suo nome: molla cinese. Al suo arrivo in Italia, venne tradotto dai linguisti con “morra”, convinti come erano che dalle parti di Pechino la doppia “elle” di molla equivalesse a due “erre”, consonante vibrante alveolare tradizionalmente ostica da pronunciare per i cinesi.
Quel che è certo è che prima di arrivare in Italia, questo semplice ma tutt’altro che banale passatempo si è diffuso in tutto il Medio Oriente a opera dei re Magi. Manoscritti siriani del primo secolo dopo Cristo testimoniano come, durante il lungo viaggio di avvicinamento a Betlemme, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre passassero le notti in interminabili e appassionanti duelli a Carta-Forbice-Sasso alla luce della stella cometa, sfidando gli altrettanto accaniti (che altro avevano da fare oltre che accudire le loro greggi?) pastori erranti dell’Asia. Sarebbe così stata tramandata a noi la tradizione che vuole che i tre re donino al Bambinello oro, incenso e morra: simboli della conquista del primato (la medaglia d’oro), del tributo e dell’ammirazione per il vincitore (incensato con tutti gli onori) nel gioco – a detta dei Magi – più bello del mondo (la morra).
Contrariamente all’incontrovertibile dato storico di cui sopra, in Italia c’è chi sostiene, invece, che ad aver introdotto questo gioco siano stati i Quattro Morri, uno sparuto gruppo di etnia berbero-musulmana che approdò in Sardegna intorno all’anno Mille (poco abili in carta e forbice, ma implacabili nel sasso, fondarono la città di Sassari e divennero la bandiera dell’isola). Niente di più sbagliato: già Cicerone, più di 800 anni prima, citava un gioco molto simile per definire l’assoluta onestà di un uomo: “È una persona con cui si potrebbe giocare la morra al buio”.
Lasciati questi doverosi cenni storici alle spalle, torniamo agli attuali Mondiali londinesi, ancora in corso di svolgimento e dal pronostico assai incerto. Alla competizione partecipano i migliori fuoriclasse: lo spagnolo Alvaro Morrata, lo svizzero GianEnnio Morricone, il giapponese Morri Gerato. Il periodico edito dalla federazione, il mensile “Chi non morra è perduto”, ci informa però che l’Italia può schierare una delle formazioni (composte da tre partecipanti) più forti di sempre, a partire dal suo capitano, Pietrangelo Marmo Reo, omone tutto d’un pezzo, duro e levigato, soprannominato “Lapide” per la sua abilità a sotterrare gli avversari con una raffica di sassi massicci e devastanti, uomo di punta della RPS Carrarese (Carrara è il centro nevralgico del distretto lapideo apuo-versiliese). Lo affiancano Riccardo Fogli Fedrigoni, meglio conosciuto come “l’Incartatore di serpenti”, un fuoriclasse capace di accartocciare qualsiasi avversario con le sue strategie avvolgenti, giocatore insostituibile della RPS Fabrianese (Fabriano, nelle Marche, è il polo indiscusso dell’industria cartaria nazionale) e, last but not least, Giovanni Delle Lame, detto “Mani di forbice”, di professione giardiniere e capitano della RPS Premanese Valsassina (la squadra di Premana, in provincia di Bergamo, considerata la capitale del distretto delle forbici e degli articoli da taglio).
Un terzetto di tutto rispetto, che noi speriamo non si incarti alle prime difficoltà, possa tagliare a fettine qualsiasi avversario capiti sotto le sue grinfie e sappia lanciare il sasso (e il cuore) oltre l’ostacolo. L’importante è che sulla sua strada non trovi l’arbitro ecuadoregno Byron Morreno. Perciò: viva la morra, viva l’Italia!