Nel film Land of mine – Sotto la sabbia, la Danimarca del 1945 è teatro di uno degli episodi più bui e raccapriccianti della guerra, mai raccontato. Dopo la sconfitta tedesca e la ritirata dalle terre danesi, i militari del Reich sono costretti a svolgere un compito che è costato alla metà di loro la vita o ferite gravissime: la bonifica dalle mine che il loro stesso esercito aveva disseminato lungo la costa del Paese. Un manipolo di quasi ragazzini è affidato agli ordini di un burbero sergente che odia loro in nome dell’odio verso la Germania che tanto aveva schiacciato il suo Paese.
In un susseguirsi di scene raccapriccianti e di morti, la situazione sembra capovolgersi rispetto alla guerra: i carnefici diventano carne da macello, gettati nel campo minato e addestrati in qualche modo allo sminamento. E incredibilmente in una situazione di fame e dolore, il sergente si commuove di fronte a quei ragazzi che invocano la mamma e comincia a vederli per come essi sono. Vittime loro stessi. Ma dal comando gli ordini sono tassativi e i giovani soldati non sono altro che i responsabili di tutto quello spiegamento di ordigni.
Il regista Martin Zandvliet concentra l’attenzione sulla pietà. Pietà verso coloro che dovrebbero essere l’incarnazione del male, dei campi di concentramento e del dolore procurato alla Danimarca e all’Europa. Soldati così giovani, quasi bambini, che sembra essere impossibile possano essere accostati a tali orrori. Una riflessione fondamentale sulla vendetta, su quanto in là si spinga il desiderio di rivincita sul nemico e su quanto sia lecito.
In un primo momento chiunque appoggerebbe la decisione e riterrebbe che sia giusto affidare lo sminamento all’esercito responsabile di tanto materiale mortale, seppur in violazione della convenzione di Ginevra del 1929 che vieterebbe i lavori forzati ai prigionieri di guerra. Ma poi qualcosa cambia. Nei volti di quei giovani, con una probabilità altissima di rimanere uccisi o mutilati o addirittura che di loro non rimanga traccia, disintegrati dalle esplosioni, il sergente Rasmussen, che tanto li odiava, intravede l’umanità anche sotto una divisa che aveva tanto combattuto fino a quel momento.
Le scene sono forti e terribili, tra le perdite umane e le conseguenze per chi resta, nei rapporti tra due fratelli e nella morte orribile di uno dei due, ma anche commoventi, nei momenti di tranquillità. In un paesaggio desolato e apparentemente incontaminato si svelano nuovi rapporti, oltre a un’impressionante quantità di mine antiuomo e trappole che si nascondono sotto le tranquille spiagge.
Davvero forte e commovente Land of mine – Sotto la sabbia invita a riflettere sul perdono e sulla possibilità di provare pietà verso i rappresentanti di un nemico che aveva distrutto l’Europa e se davvero fosse giusto che ragazzi tra i 15 e i 18 anni scontassero la pena per un’intera nazione.