Birciare dietro le quinte della vita di corte inglese piace ai registi e anche al pubblico, che ha molto apprezzato, nel 2010, Il discorso del re di Tom Hooper. Anche se Una notte con la regina (diretto da Julian Jarrold) ha un taglio e un tono decisamente diversi, fa sorridere il collegamento tra i due film, rappresentato dall’ansia di Giorgio VI per il discorso che si appresta a rivolgere agli inglesi via radio nel giorno della vittoria degli Alleati contro la Germania. 



La sera dell’8 maggio 1945, Londra è in festa per la fine della terribile guerra e tutti si riversano nelle strade per celebrare l’evento. Anche Elizabeth (la futura regina Elisabetta II) e la sorella minore Margareth vorrebbero partecipare insieme alla “gente comune”, godendosi per una notte un assaggio di libertà. La madre (Emily Watson) non sente ragioni, ma Giorgio VI (Rupert Everett) finisce per acconsentire… a un patto: le due ragazze andranno, scortate, al ballo organizzato al Ritz Hotel. Non esattamente ciò che le principesse avevano in mente. L’audace Margareth, tuttavia, riesce a eludere la sorveglianza (le figure delle guardie scelte come scorta sono quasi caricaturali) e si fa trascinare da un gruppo di sconosciuti in giro per Londra, tra autobus pieni di gente e locali di dubbia fama, inseguita dalla sorella, a sua volta accompagnata da un giovane aviatore, Jack. 



Ovviamente, Jack ignora la reale identità di Elizabeth e la tratta come una ragazza qualsiasi – esattamente ciò che la principessa desidera. Il segreto offre l’occasione per creare equivoci, battute e momenti di divertimento, che si discostano dalla realtà storica per avvicinarsi alla fiaba. All’alba, dopo avere salvato Margareth dai suoi poco raccomandabili compagni, Elizabeth entra nella vita quotidiana di Jack e Jack in quella di Elizabeth, permettendo a entrambi di conoscere una realtà nuova che li spinge a cambiare. 

Sarah Gadon nel ruolo di Elizabeth e Bel Powely in quello di Margareth riescono a restituire con grande naturalezza i personaggi che interpretano, sempre in bilico (soprattutto la più giovane) tra audacia e ingenuità. Allo sfarzo che caratterizza l’ambiente del Ritz si contrappone il caos cittadino, una Trafalgar Square piena di operai e militari in congedo, i pub dove si ascolta il discorso del re, la ressa davanti ai cancelli di Buckingham Palace. 



Il film si apprezza soprattutto se si ha familiarità con la cultura inglese e si considera il rapporto speciale e profondo del popolo britannico con la famiglia reale: l’apprezzamento nei confronti dei sovrani e la tenerezza riservata alle principesse sono evidenti nella storia, anche se non si risparmia un certo spirito critico. I dialoghi infatti, sempre ben costruiti, contengono numerose stoccate al sistema di caste, il vero tema che emerge da questa commedia apparentemente leggera e fiabesca. Lo sguardo di Jack è tutt’altro che adorante, ma l’avventura in cui Elizabeth lo trascina gli permette di cambiare prospettiva e di conoscere i reali in un modo che, di sicuro, non aveva mai immaginato.

Si tratta di un cinema per certi versi old style, nostalgico, che ricorda le storie di un tempo, con qualche rimando al mitico Vacanze Romane nella linea narrativa costruita intorno a Elizabeth e alla sua identità nascosta. L’elemento romantico, inventato dai film-maker, è trattenuto, fin troppo discreto, in linea con la scelta di costruire un prodotto senza eccessi, adatto a chi ama il genere e a chi cerca un film a metà tra la favola e la storia, con una spolverata finale di zucchero a velo.