La scalinata di Villa Malaparte, immortalata ne Il disprezzo di Godard, sormonta il Palais di Cannes e accoglierà da oggi 11 maggio fino al 22 la 69a edizione del principale festival di cinema del mondo. Un festival che quest’anno ha deciso più che mai di imporre la sua leadership chiamando a sé il meglio del cinema d’autore mondiale, concentrandosi – più che sui maestri venerati comunque presenti – sui registi affermati e capaci di rinnovare la storia contemporanea del cinema.L’apertura è dedicata al maestro più amato della Croisette, Woody Allen, che sfilerà fuori concorso con il nuovo film Café Society, ambientato negli anni’ 30, un periodo ideale per l’allure alleniana e per far dare il massimo ai suoi attori, soprattutto i protagonisti Kristen Stewart e Jesse Eisenberg. E tra gli altri maestri venerati non si può non citare Steven Spielberg, presente fuori concorso con Il gigante gentile, Alejandro Jodorowsky con Poesìa sin fin, Paul Vecchiali con Le cancro e – unico in concorso e più giovane tra questi – Pedro Almodòvar, attesissimo con Julieta, film che dovrebbe segnarne il riscatto dopo due prove poco amate, forse sottovalutate.
Solo un film nostrano nella selezione ufficiale, Pericle il nero di Stefano Mordini, noir esistenziale con protagonista un bravo Riccardo Scamarcio: il film – selezionato per Un certain regard, la selezione dedicata alle nuove tendenze contemporanee – cerca uno sguardo internazionale, ma si perde in più di una banalità e debolezza. Gli altri italiani si trovano tutti nelle sezioni collaterali: la Quinzaine des Realisateurs presenta tre film italiani di un certo calibro come Fai bei sogni, opera di Marco Bellocchio tratta dall’omonimo best seller di Gramellini, La pazza gioia, nuovo film di Paolo Virzì con il folgorante duetto Valeria Bruni Tedeschi-Micaela Ramazzati e Fiore, film con cui Claudio Giovannei torna alla finzione dopo l’acclamato Alì ha gli occhi azzurri. Nella Semaine de la critique ha trovato spazio invece I tempi felici verranno presto, misterioso film di Alessandro Comodin, autore che aveva sorpreso il pubblico con L’estate di Giacomo; mentre tra le proiezioni speciali c’è L’ultima spiaggia, documentario di Davide Dal Degan e Thanos Anastopoulos dedicato all’ultimo luogo in Italia in cui i bagnanti uomini e i bagnanti donne vengono separati.
Ma, come dicevamo, i più attesi film del festival vengono da quei registi non ancora mostri sacri ma che hanno saputo dare uno scossone ai cinofili mondiali: autori come Nicolas Winding Refn con The Neon Demon, horror tra modelle e vampiri, Jim Jarmusch, perenne outsider presente in concorso con Paterson e fuori con un documentario su Iggy Pop, Olivier Assayas che prova a bissare la trasformazione di Kristen Stewart (dopo Sils Maria) con Personal Shopper, Sean Penn, che come regista è ancora più amato che come attore e che presenterà The Last Face, e l’idolo del mondo cinefilo Xavier Dolan, che assieme alla preferita dai francesi Marion Cotillard si candida alla Palma d’oro con Juste la fin du monde.
Ma la bellezza di un festival come quello di Cannes è la sorpresa, la scoperta di perle dove meno te le aspetti: lasciarsi andare alla gioia del cinema. Finalmente.