Questa sera su Rete Quattro viene mandato in onda un nuovo appuntamento con il programma Maurizio Costanzo Show, condotto come di consuetudine da Maurizio Costanzo. Tra gli ospiti di questa seconda puntata dei sei previsti c’è l’attore Salvatore Esposito, noto al pubblico televisivo italiano soprattutto per l’interpreazione nella serie Gomorra. Conosciamolo meglio. Nato a Napoli il 2 febbraio 1986, Salvatore Esposito ha iniziato a coltivare la passione per la recitazione sin da piccolo. Dopo aver terminato la scuola dell’obbligo ha perciò deciso di iscriversi a quella di Cinema di Napoli, ove ha rifinito le sue doti per poi trasferirsi a Roma. Nel 2013 si è visto offrire il ruolo del rampollo di un clan camorrista in Gomorra, grazie al quale ha ottenuto una certa popolarità. Un successo peraltro abbastanza casuale, visto che l’attore napoletano non aveva partecipato ai provini per la serie salvo ottenere l’attenzione degli autori giacchè nessuno dei candidati esaminati aveva soddisfatto le aspettative. Nel 2016 ha invece debuttato sul grande schermo partecipando al film Lo chiamavano Jeeg Robot, diretto da Gabriele Mainetti, e alla pellicola Zeta, alle dipendenze di Cosimo Alemà, in cui ha interpretato il ruolo di un rapper. Naturalmente il ruolo che gli ha consentito di diventare famoso è comunque quello di Genny Savastano, il figlio di un boss della delinquenza organizzata che dopo essere stato svezzato da uno dei collaboratori del padre, si ritrova a doverlo combattere con ferocia, in una guerra senza quartiere.



In una recente intervista concessa a Vanity Fair, Salvatore Esposito ha parlato di sè, a partire dal suo rapporto con il rap, il genere musicale che adora e che lo potrebbe vedere presto come protagonista. Naturalmente ha anche affrontato diffusamente il discorso legato al grande successo di Gomorra e alla straordinaria popolarità consegnatagli dalla serie prodotta da Sky. In particolare la seconda stagione ha visto crescere in maniera esponenziale il suo personaggio, dopo il ritorno dal Venezuela, facendone il naturale contraltare dell’Immortale, alias Marco D’Amore. Per entrare nella parte, ha peraltro dovuto entrare nel modo di pensare di un diciottenne, ovvero di un ragazzo molto più giovane di lui, cosa non semplicissima. Ha poi evidenziato che nel corso della propria vita anche lui abbia rischiato di diventare un piccolo malvivente, avendo abitato in una zona degradata della periferia partenopea e di essersi salvato soltanto grazie alla presenza di una famiglia dai solidi valori. Tra l’altro gli è spesso capitato di aver avuto a che fare con figli di gente poco raccomandabile e che la sua stazza fisica lo ha aiutato nel non farsi soggiogare dal loro nome. Una stazza favorita anche dalla costante pratica sportiva, soprattutto pallanuoto, che gli ha permesso di collezionare chili di muscoli tali rivelarsi poi preziosi.

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