Esce oggi, 9 maggio 2016, nelle migliori sale cinematografiche italiane il film ”Where to invade next” diretto da Michael Moore. Con il suo solito stile documentaristico il regista americano ci porta al centro di uno degli ennesimi conflitti del nostro tempo, quello che riguarda lo stato a stelle e strisce. Lo stesso Moore decide di partire per l’Europa con l’intento di collezionare modi di vivere e tradizioni da riportare nel suo paese. Con un tono polemico Moore si pone di analizzare con attenzione e grande rispetto le diverse sfaccettature del vecchio continente, dimostrando un’intelligenza e un’acutezza al di sopra della media dei registi del nostro tempo. Clicca qui per il video del trailer.
È il nuovo film documentario di Michael Moore, che uscirà nelle sale italiane oggi, lunedì 9 maggio. Presentato nel 2015 al Toronto International Film Festival e poi alla Mostra del Cinema di Berlino, la pellicola ha avuto una buona accoglienza da parte del pubblico e della critica. Il film resterà nelle sale solo per tre giorni grazie alla distribuzione di Nexo Digital e Good Films. Michael Moore ha scritto il soggetto del film, si è occupato della regia ed è anche l’attore protagonista. Il cineasta americano ha personalmente prodotto il lavoro, come già fatto in passato. Il film racconta di un’invasione senza armi portata avanti dal cineasta in vari paesi europei. L’idea alla base del documentario è stata quella di parlare dell’America senza però mostrarla mai veramente. Dopo lo sconfortante risultato del Pentagono, che ha perso tutti i conflitti armati dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, Moore si assume il compito di invadere l’Europa. Armato di una sola bandiera a stelle e strisce, che pianta in ogni nazione che visita, Michael Moore vuole conquistare alcune abitudini dei paesi europei. La prima tappa della missione d’invasione è l’Italia, precisamente Firenze, dove intervista alcuni lavoratori dipendenti e l’amministratore delegato della Ducati. In Italia scopre che i lavoratori hanno diritti, ferie pagate e permessi per il matrimonio. Alla fine fa emergere l’idea che il benessere dei lavoratori è molto importante per i dirigenti al fine di aumentare la produttività. Si passa poi alla Francia con le sue mense scolastiche, alla Norvegia con il suo sistema carcerario che punta sulla rieducazione. Il viaggio abbraccia molti altri paesi: Portogallo, Islanda e Tunisia. L’invasione pacifica termina in una fabbrica tedesca, dove sono mostrate le conquiste sindacali degli operai. Michael Moore definisce ogni tappa del suo viaggio una conquista di civiltà, Ogni paese europeo ha mostrato al cineasta un modo diverso di approcciarsi ai problemi sociali e alle dinamiche economiche. In America molti di questi successi sono stati messi da parte o dimenticati in favore del capitalismo.
Nonostante la notorietà di Moore, creatore di pellicole come Fahrenheit 9/11 e Bowling for Columbine, la pellicola ha avuto una distribuzione a singhiozzo, con un numero limitato di proiezioni prima a dicembre del 2015 e poi a febbraio del 2016. Una curiosità sul film riguarda la segretezza della sua realizzazione. Moore ha lavorato con una troupe ridotta al minimo e la produzione del film è stata tenuta nascosta ai media, nonostante le riprese siano state fatte in tre diversi continenti. Il documentario è entrato anche nella rosa di pellicole candidate al premio Oscar, ma non è riuscito a superare le selezioni finali. In un’intervista Michael Moore ha parlato del film come di un tentativo sovversivo di raccontare l’America partendo dai buoni esempi dei paesi europei. Il suo, ha specificato, non è un film cinico ma il tentativo di migliorare la condizione sociale americana. L’idea della pellicola era nata al regista durante la giovinezza, quando a 19 anni dopo aver lasciato l’università si era messo in viaggio per l’Europa. Un piccolo incidente in Norvegia gli aveva fatto conoscere il sistema sanitario del paese e così voleva che anche il resto degli americani conoscesse questa realtà.