Che andiate a votare per i ballottaggi delle elezioni amministrative o ad abbronzarvi al mare, poco cambia. Dovunque, non solo in Italia, è tempo di cabine. In Gran Bretagna, per esempio, è stato avviato un progetto per riconvertire le vecchie cabine telefoniche in micro-uffici dotati di pc, schermo, collegamento wi-fi, macchina per il caffè. L’arredamento è minimal, ma c’è tutto quel che serve: l’unico inconveniente è che, una volta attrezzata, in cabina non rimane molto spazio per l’occupante. A cosa potrebbe servire, allora, l’allettante offerta di affittare la cabina e il suo prezioso contenuto hi-tech a manager e lavoratori mobili per sole 20 sterline al mese?
Ma qualcuno ha subodorato l’affare e già si immagina di importare la formula in Italia. Dove di cabine telefoniche, quelle per intenderci dell’era Sip, ne rimangono pochissime unità, sperdute in rare e desolate stazioni ferroviarie. Allora, già che ci siamo, perché non “arredare” le fermate dell’autobus? Oppure le panchine nei parchi pubblici? E perché no, i cassonetti della raccolta differenziata? O i vespasiani, opportunamente ripuliti e ristrutturati? E le cabine sulla spiaggia?
Una soluzione, quest’ultima, tutt’altro che balzana: ormai con le nuove formule di lavoro flessibile, tipo co-working o smart working, la divisione tra otium e negotium, tanto cara agli antichi Romani, sta definitivamente perdendo di significato. Connessi come siamo 24 ore su 24, possiamo in qualsiasi momento essere richiamati in servizio dal nostro capo, specie se, non avendo digerito il pesce servito nel ristorantino etnico in riva al mare, quello in cui si reca regolarmente nelle sere d’estate, ha bisogno di qualcuno su cui sfogare la propria insoddisfazione. Perciò l’attigua (attigua al ristorantino di cui sopra) cabina da spiaggia garantisce privacy, possibilità di incontri galanti e repentini trasferimenti dal posto di lavoro alle ferie e viceversa.
Ma trovandoci nella settimana che precede i ballottaggi delle elezioni comunali è d’obbligo parlare di altre cabine. Quelle elettorali, appunto, dentro alle quali si sono consumati i peggiori tradimenti politici (in una misura quanto meno contigua alle cabine da spiaggia, classico luogo deputato a furtivi abboccamenti con amanti occasionali, e sempre all’insaputa della propria consorte….). In tempi di elettorato fluido, un’alleanza anche spericolata con il nemico del tuo nemico (elettoralmente parlando, s’intende), un palco piazzato nel posto giusto o uno strategico “giro” al mercato rionale possono ribaltare i pronostici più scontati. I candidati sindaci ne sono ben consapevoli, tanto che in questi ultimi giorni si vocifera che stiano arrivando iniziative originali… a tutti i costi!
Sala contro Parisi a Milano. A dare la prima scossa dovrebbe essere Stefano Parisi. Nelle prossime 48 ore girerà centinaia di studi medici e visiterà centinaia di sale d’attesa in compagnia di pazienti del Servizio sanitario nazionale, ciascuno molto paziente nell’indossare a mo’ di uomo-sandwich il proprio cartello d’ordinanza, sul quale a chiare lettere campeggerà la scritta “Sala non t’aspetto”, quasi a dire: “Caro Beppe (Sala), al ballottaggio ti stacco, e tanti saluti alla poltrona, la tua, di sindaco!”. Non pago, lo stesso Parisi, nelle ultime ore di campagna elettorale, setaccerà palmo a palmo chiese, conventi e oratori milanesi con altri cartelli, vergati con coloratissimi pennarelli, il cui slogan sarà un papale papale: “Parisi val bene una messa”. E Giuseppe Sala? Non sarà da meno: convocherà tutti i suoi fan nel maestoso salone di un grande hotel del centro per lanciare il motto di questi ultimi, decisivi giorni di campagna elettorale: “Con Sala si sale: vota per una Milano… salotto d’Europa”. Sarà un incontro con i propri fan all’insegna di salamelle salate e salaci salamelecchi.
De Magistris contro Lettieri a Napoli. La sfida si presenta impari a dir poco. L’ex magistrato è in largo vantaggio, ma è sempre bene rammentarsi, non foss’altro a titolo scaramantico, che “chi entra Papa in conclave ne esce cardinale”. Per essere sicuro di avere la meglio sull’avversario, Luigi De Magistris insisterà nel suo assiduo corteggiamento al Movimento 5 Stelle e al suo candidato Matteo Brambilla. Dello stesso avviso è pure Gianni Lettieri: per cercare di rimontare e sorpassare il suo contendente alla poltrona di sindaco invierà nuovi e pressanti appelli al fine di conquistare le simpatie (politiche, ovviamente) dello stesso Brambilla. Risultato? Il Brambilla, da buon pentastellato che prima di prendere posizione interroga i suoi elettori, continuerà imperterrito il suo tour elettorale, pur essendo stato tagliato fuori dal ballottaggio. E pare che nel suo ultimo comizio, al rione Sanità, Brambilla non esiterà a elogiare la sanità, sì… ma quella della Regione Lombardia, con accenti accorati in stretto dialetto milanese, manco fosse un lumbàrd. Il passaggio clou? Eccolo in anteprima: “Basta con tucc ‘sti terùni che vègnen su al Nord a fas curà ul colera. Perché, cum’ è se dis chi a Milan: ul vibriùn se cura minga dumà a Vimudrùn!“.
Raggi contro Giachetti a Roma. La Raggi, sicura di primeggiare il 19 giugno, si presenterà nei quartieri Trionfale e della Vittoria. E per ribadire come il Movimento 5 Stelle sostenga strenuamente le mani pulite e la specchiata onestà dei suoi candidati, non si risparmierà una visita al quartiere Centocelle, tanto per ribadire che un certo tintinnar di manette è proprio della filosofia del movimento. E Giachetti? Essendo un esponente del Pd, si recherà più e più volte nel quartiere Salario per parlare agli operai di giusta retribuzione. Resta ora da capire chi si accaparrerà i voti dei due esponenti del centro-destra esclusi dal ballottaggio. La candidata di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha già lanciato il suo proclama dal quartiere Collatino: “Ahò, collatino nun ce so ffà, manco alle medie ce capivo quarcosa. Mo’ ve lo dico in italiano: scheda bianca, scheda nulla, ballottatela fasulla!“. E Marchini con chi si schiererà? Ancora non si sa, sebbene abbia annunciato di voler affrontare un vero e proprio Tor de force: in un solo pomeriggio si farà di filato Torvaianica, Tor di Quinto, Torbellamonaca, Tor de’ Cenci, Tor Vergata e pure Tor Nacasalessi.
Fassino contro Appendino a Torino. Solo a Torino si parla un casino dei problemi reali del cittadino. Si è divelto là un tombino? Piomba subito il Fassino! Rissa con il marocchino? Ve la seda l’Appendino! Vi han rubato il motorino? Poliziotti, c’è Fassino! L’aria sta come a Pechino? Disinquina l’Appendino! Il ballottaggio di Torino? Tra Fassino e Appendino, tutto molto assai carino!