Los Angeles, 1977. Holland March (Ryan Gosling), maldestro detective con figlia a carico, si guadagna da vivere con improbabili incarichi ai limiti della truffa, dopo aver perso e mai dimenticato la sua adorata moglie. Fa lo stesso mestiere, che interpreta con metodi decisamente più violenti, anche Jackson Healy (Russell Crowe), spaccabraccia su commissione, anch’egli sconvolto da un passato sentimentalmente burrascoso.
Coinvolti, quasi per caso, a indagare sul caso di una ragazza scomparsa e sulla morte di una giovane pornostar, Misty Mountains (finita con la sua auto giù da una collina), i due decidono di collaborare, dopo un primo incontro non proprio amichevole, per svelare il fitto mistero che si nasconde dietro alle due storie. Sarà l’occasione per lasciare alle spalle il passato e ritrovare una nuova direzione di vita.
Bingo. Il genere commedia action poliziesco trova due nuovi brillanti protagonisti. Da una parte l’imbolsito Russell Crowe, da troppo tempo lontano da ruoli degni del suo talento appannato, dall’altra Ryan Gosling, uno degli attori del momento, faccia piuttosto statica e grande personalità. Nelle retrovie, in un ruolo secondario, compare anche Kim Basinger, con cui Crowe aveva lavorato nel film culto L.A. Confidential, quasi vent’anni prima.
Si incontrano tutti sul set di The Nice Guys, guidati da Shane Black, “l’inventore” sceneggiatore di “Arma letale”, una serie prolifica con alla base la stessa idea: cinema di puro intrattenimento. Un po’ di tensione, con inseguimenti, sparatorie, omicidi e violenza dal tipico gusto maschile. E molta leggerezza, per stemperare qualunque inutile tensione, liberare la mente e mandarti a casa sereno e divertito.
The Nice Guys è tutto questo, arricchito da uno spiccato gusto visivo color pastello che ci riporta, dai titoli di testa alle musiche (risuonano anche brani di Kiss e i Bee Gees), dagli abiti alle auto, ai favolosi anni ’70. Favolosi per noi, che li viviamo a distanza. Un po’ meno per chi quegli anni viveva in un’inquinata, criminale e corrotta Los Angeles, forse poi nemmeno tanto lontana da quella di oggi.
La storia è una storia qualunque, ma a funzionare è soprattutto la coppia di improbabili sfigati: Crowe violento e brutale mercenario, Gosling, goffo e truffaldino detective, con una figlia a carico, la vivace Holly, che rivela uno sguardo più paterno del padre e un’intelligenza senza freni, tipica della sua giovane età. Insieme provano a sbarcare il lunario, animati più dal desiderio di affermazione personale che da quello di cambiare il mondo. Coinvolti in un affare più grande di loro, vincono la sfida con la sfortuna e riportano la legge senza nemmeno volerlo.
Crowe fa l’eroe, Gosling l’antieroe. Prima si odiano e poi si amano, trovando una magica simbiosi che li lascia sopravvivere e che emana sincera simpatia. Di qua dallo schermo si sorride e qualcosa di più, trovando tra le migliori battute quelle del trailer, e viaggiando con buon ritmo per le strade e i misteri della pornografia malavitosa.
Un cinema senza pretese, che trova il giusto equilibrio comico e che regala anche qualche emozione, scoccata dall’alchimia tra due attori rinnovati.