Non è ancora estate (mancano poche ore al 21 giugno, ma il meteo non sembra voler portare il solleone su tutta la Penisola), ma è già tempo di cinecocomeri. Per di più “di marca”, dato che Miami Beach è firmato dai fratelli Vanzina. Se foste una ragazza di 17 anni preferiste andare in vacanza in un centro benessere in Bretagna con vostro padre oppure partire con le vostre amiche alla volta di Miami per assistere a un festival di musica elettronica? Dalla riposta abbastanza scontata a questa domanda parte la commedia ambientata nella famosa località balneare della Florida, dove, come noto, c’è una forte presenza di italiani.



Giulia (Neva Leoni) “abbandona” suo padre Lorenzo (Ricky Memphis) all’aeroporto di Fiumicino per vivere la vacanza tanto desiderata e questi non può far altro che mettersi alla sua ricerca, aiutato da Bobo (Emanuele Propizio), ragazzo poco propenso a studiare nella rinomata locale università. Università nella quale arrivano diretti dall’Italia a studiare Luca (Filippo Laganà) e Valentina (Camilla Tedeschi), accompagnati rispettivamente dal padre Giovanni (Max Tortora) e dalla madre Olivia (Paola Minaccioni). Inutile dire che tra i due giovani inizierà una love story complicata dalla “vita di campus”. È bene non raccontare troppo della trama, anche perché è talmente semplice e abbastanza prevedibile che lo spettatore rischierebbe di saperne fin troppo prima di vederlo. 



Non sembrano esserci quindi grandi “spunti” e ancora una volta ritroviamo riproposto un classico della commedia all’italiana: il “derby” Roma-Milano. Con una novità però, dato che a rappresentare la città meneghina è una donna. E c’è da dire che la coppia Tortora-Minaccioni è quella che regge da sola la parte “comica” dell’intero film. I due, poco conosciuti sul grande schermo, offrono una buona prova e si dimostrano all’altezza.

Arricchita dalla presenza di Giampaolo Morelli (anche se non in un ruolo che gli calza così bene come quello dell’Ispettore Coliandro), Miami Beach è una pellicola che tende a confermare il recente allontanamento della commedia all’italiana dai più “classici” cinepanettoni: spazio ridotto per la volgarità gratuita e i comici “meteora” (e le maggiorate) del momento. Comprensibile, purtroppo, lo scarso risultato al botteghino dopo due settimane nei cinema: il film non ha grandi “star” di richiamo e si può quindi attendere il suo passaggio in tv. In sintesi, Miami Beach è guardabile e godibile, ma non certo imperdibile.



Due notazioni finali. In Miami Beach non c’è traccia di una “famiglia tradizionale”: gli adulti che compaiono sono separati, divorziati o consumati sciupafemmine; e anche i rapporti tra i ragazzi e i genitori non sono dei più “semplici”. Curiosità che ha a che fare con alcune recenti polemiche: nel film è ancora possibile vedere le “vecchie” divise di Alitalia.

 

(Marco Diomedi)