Ieri è morto ad 86 anni Carlo Pedersoli, universalmente conosciuto come Bud Spencer. Pedersoli rimarrà per sempre sia nella storia sportiva, fu infatti il primo italiano a scendere sotto la soglia del minuto in stile libero in vasca da 25 metri, che in quella del cinema. Infatti, accompagnato dal suo grande amico Terence Hill, ha reso noto il genere degli spaghetti western, con il celebre film Lo chiamavano Trinità.



Penso sia impossibile per chiunque, e soprattutto per un suo fan come me che ha passato l’infanzia a usurare la pellicola delle sue videocassette, tratteggiare una sintesi della sua vita; consentitemi però di raccontarla per immagini, che spieghino come mai è diventato un mito. Pochi sanno, ad esempio, che Pedersoli non  era intenzionato ad entrare nel mondo del cinema, ma fu chiamato da un amico regista perché gli mancava una comparsa “di peso” per un film. Da quella semplice comparsata il pubblico iniziò a conoscerlo e ad amarlo, ma la vera fama arrivò quando iniziò a girare i film in coppia con Terence Hill, del quale diceva sempre Bud che lui fosse un vero attore, che aveva studiato recitazione e imparava le battute, a differenza sua che spesso sul set improvvisava. Bud con la sua finta burberia entrò nel cuore di tantissimi perché in fondo si sapeva che era buono, e che anche se mollava qualche cazzotto lo faceva a fin di bene.



Un altro film che ce lo ha fatto amare è stato il noto Altrimenti ci arrabbiamo, in cui c’è’ la scena della sfida in moto con tanto di musica western prima del duello tra Terence Hill e il capo dei cattivi; musica che cambia diventando allegra nel momento in cui entra Bud in sella a una moto con due ruote enormi (si venne a sapere che Bud non sapeva andare in moto e aveva voluto quelle mega ruote per avere più stabilità). Quella scena rimane un po’ lo stereotipo di quel che è stato Bud per noi: una ventata di allegria che irrompe e che fa volare via, letteralmente, le cose che non vanno.



Presi dal divertimento e dalla gioia che trasmettevano quei film si faceva fatica a accorgersi che i temi delle pellicole erano spesso alti, come quello dell’amicizia in Chi trova un amico trova un tesoro, dove la stessa frase che dà il titolo del film viene ripetuta alla fine non sembrando per nulla una battuta, perché la storia ci aveva mostrato che in fondo era vero. Tutto questo senza trattati di filosofia, ma facendo ridere e divertire gli spettatori.

Un altro film indimenticabile è stato quello intitolato Più forte ragazzi; innanzitutto perché finalmente c’è’ stata una scazzottata con il suo compagno di avventure Terence, ma anche per il rapporto di amicizia e di rispetto che Bud ha con un personaggio detto “il matto” che verrà seppellito con tutti gli onori dai due amici, perché per loro l’amicizia era qualcosa che c’entrava anche con la morte.

Se c’e’ una cosa infatti che mi ha sempre colpito delle interviste fatte a Bud è che ogni volta che il giornalista lo incensava con l’elenco dei suoi successi lui rispondeva che non gli importava molto di essere famoso, quanto piuttosto che la coppia che formava con Terence era “l’unica coppia che non aveva mai litigato”. La testimonianza di un’amicizia lunga decenni infatti è un altro dono che ci ha fatto il grande Bud prima di andare in cielo; amicizia fatta di successi ma anche di grandi pranzi, in cui spesso Terence Hill faceva la figura dello scroccone autoinvitandosi a casa di Bud, che anche se in maniera scocciata lo accoglieva, proprio come insegna il film Piedone lo sbirro, con la scena degli spaghetti “buoni, ma un poco scotti”.

In questi ultimi anni il nostro Bud era malato, ma ha voluto usare le sue ultime forze per registrare un cd di canzoni napoletane, la città dove è nato e vissuto. Celebre a tal proposito un’intervista svoltasi in Germania dove alla domanda “sei italiano?” rispose “No, sono napoletano”, conquistando anche quella volta sorrisi e applausi.

Tra queste canzoni quella a cui probabilmente teneva di più è “Futtetenne”, canzone dialettale in cui emerge tutta l’ironia e la drammaticità dei napoletani veraci in cui si dice “E se ti guardi allo specchio e sei diventato vecchio, fagli una pernacchia e ride ride ride e… futtetenne” perché in fondo non bisogna prendersi troppo sul serio, perché c’è un altro che pensa a noi. Sempre Bud in una delle ultime interviste, rilasciata al Walt am Sonnatag ha detto :”Nella mia vecchiaia ho bisogno della religione più che mai. Ho bisogno della fede. Credo in Dio, è ciò che mi salva”. Proprio come ricorda un’altra grande frase di Peguy “Dio c’è, non sei tu, rilassati”.

Questa è forse l’ultima testimonianza che ci hai voluto lasciare, la più profonda e personale, e noi ti ringraziamo di quello che hai fatto per noi, certi, ormai, che veramente ora in cielo c’è un angelo che mangia fagioli.