Ieri per la prima volta ho visto “Il Tramite” (Verso Nord – Without Conscience) un film di Stefano Reali del 2002. che ha avuto anche l’approvazione del Ministero dei beni culturali.

Descriverne solo ed esclusivamente la trama sarebbe riduttivo perché Mauro (Maurizio Mattioli) non è solo un infermiere romano cinquantenne che cerca di arrotondare il suo stipendio con lavori sottobanco per compiacere il suo primario, Mauro è il protagonista delle emozioni in questo film



Ci ricorda quanto un uomo possa arrivare ad essere avido fino a commettere atti assolutamente privi di morale, molto spesso senza rendersene conto e quanto poi invece riesca a risollevarsi cercando di considerare solo la bellezza di cui ci nutriamo ogni giorno. Mauro in questo film parte per prendere un bambino, destinato, secondo le sue conoscenze, ad una famiglia Svizzera che vorrebbe adottarlo. Il viaggio sarà dalla Puglia a Chiasso con la sua amatissima e venerata Stationwagon che diventa quasi il simbolo principale al livello metaforico nella parte astratta del film. La loro custodia e quasi la loro casa. A Mauro e al bambino si aggiunge Rollo, un energumeno non privo di ritardi mentali, le sue stranezze e i suoi atteggiamenti fanno pensare che sotto ci sia qualcosa di losco, e il nostro infermiere se ne rende immediatamente conto quando Rollo rapisce una prostituta albanese. 



Il bambino non era destinato ad un’adozione, ma al traffico per i trapianti di organi. Mauro, quasi al confine con la Svizzera prenderà una decisione, salvare il bambino, e salvare se stesso, non solo dall’illegalità ma anche dalla sua stessa vita troppo spesso fatta di cose visibili ma non penetrabili emotivamente. Io, da spettatrice, ho provato ad infilare i panni di Stefano Reali, e la cosa che mi ha sconvolto di più è l’assoluta naturalezza con cui racconta una mafia silenziosa ma presente nel nostro mondo come quella del traffico di bambini, come se lo stesso Reali ne avesse visto gli effetti devastanti tramite accurate documentazioni. E’ un film che io consiglierei di vedere a chiunque, dal più piccolo al più grande, perché non insegna solo che non bisogna chiudere gli occhi, ma ci insegna proprio l’essenza della vita nella metafora di un viaggio, e in quella di un’auto in salita che svincola da tutta l’Italia scomoda per raggiungere una vetta. 



Maurizio Mattioli (Mauro), Valerio Foglia Manzillo (Rollo), Mohamed Ismail Bayed (Eddy), Ana Papadopulu (Elena), Bramati Vanni (Gino), Manrico Gammarota (Porlezza), Claudio Bigagli (Lerry), Gaetano Amato (Camionista)