I nostri papà, a sognare un destino favorevole, un porto agognato dove indirizzare il proprio figlio, ci mettevano in banca. A lavorare, s’intende! Nei lontani e rimpianti anni ’60, i bancari erano l’unica categoria a beneficiare della quindicesima mensilità, con la prospettiva – a sognare in grande – di una sedicesima e financo una diciassettesima. Poi, considerando il 17 numero sfortunato (pur trattandosi di palanche sonanti e profumate), sarebbe stato un gioco (di cassa) raggiungere la diciottesima. 



Ora, non essendo noi economisti, non ci soffermeremo sulle cause che hanno portato al tracollo degli istituti di credito. Ci basta qui ricordare che tra Npl (Non performing loans, cioè Prestiti non performanti) e obbligazioni subordinate, le banche attualmente non godono certo di buona salute né di buona reputazione. E siccome piove sempre sul bagnato, non si può non ricordare – come ha recentemente certificato il Fondo monetario internazionale – che pure le solidissime banche tedesche risultano vulnerabili. Dunque, achtung! achtung!



A questo punto tre domande ci sorgono spontanee: come stanno veramente le banche? Come stanno i bancari? E cosa si può davvero fare per tirarle (le banche) e tirarli (i bancari) fuori dai guai? Noi rispondiamo con ordine, ma voi prendete il numerino e mettetevi in fila: come in banca!

Le banche… rotte. Situazione delicatissima. Un nostro confidente – personaggio assai conosciuto nell’ambiente, dal momento che lavora al Banco Popolare – ci ha confidato che alla Vigilanza della Banca d’Italia è stato messo a punto un documento riservatissimo, a uso interno, che misura lo stato di salute delle principali banche italiane. E dal rapporto emerge un quadro a tinte fosche. Pochi esempi per capirlo. Banca Intesa San Paolo viene qui denominata “La sola Intesa possibile per un prestito è l’intercessione di San Paolo“; Unicredit ha perso la “i”, dettaglio non di secondaria importanza, giacché il nuovo nome (“UnCredit”) indurrebbe maliziosamente a pensare che in pancia alla banca sia rimasto un solo titolo di credito accettabile. E gli altri istituti di credito? Mps è oggi “Monte dei Paschi Sofferenti”; Ubi Banca? Pare sia già stata scalata e acquisita dalla Obi, azienda leader nel bricolage, e che presto convertità la propria denominazione in “Ubi et Obi”; Bpm è diventato l’acronimo di “Banca Povera di Milano”; e, tanto per chiudere questo mesto elenco, Credito Emiliano e Credito Valtellinese hanno aggiunto al proprio nome la non esattamente originale dicitura “Qui si fa credito solo ai novantenni accompagnati dai genitori”).



I bancari… “intossicati”. Ovviamente, lavorare in banca in queste condizioni non è facile. Secondo un’indagine del sindacato di categoria, i bancari oggi soffrono di asma bronchiale e disturbi della respirazione. La causa? Lo stress e le preoccupazioni sono concause importanti, certo, ma il vero motivo è che dal 2008 l’intera categoria è stata esposta ai cosiddetti “titoli tossici”. Per di più respirati a pieni polmoni, come Pm10, le polveri sottili inquinanti che gravano sulle nostre città. E sul loro cagionevole stato di salute pesano anche i bruschi e repentini cambi (di valute, non di stagione).

Un piano segreto a cui… dar credito. Tutto compromesso? Non c’è più nulla da fare? Basterà il fondo Atlante a farsi carico di tutti questi problemi? Assolutamente no. Mentre ai massimi livelli l’Unione europea, proprio in queste ore, sta lavorando con le nostre autorità competenti per trovare una soluzione, c’è chi non se ne sta con le mani in mano, anzi – mettendosi una mano sulla coscienza – ha già messo mano a un progetto alla mano (qualcuno dice di seconda mano) che potrebbe dare una mano alle banche a non avere più le mani bucate. Stiamo parlando del piano elaborato dall’ACCI d’Erba, l’Associazione Correntisti Cornuti&mazziati Italiani, che ha sede appunto a Erba, in provincia di Como. Il rapporto è top secret, custodito a doppia mandata nei sotterranei di un istituto finanziario svizzero: pare che sia la Banca del Gottardo, scelta appositamente per il fatto che dispone di un caveau all’interno di un tunnel scavato in una galleria stradale lunga più di 16 chilometri che collega i villaggi di Göschenen nel Canton Uri con Airolo nel Canton Ticino. E sempre il nostro confidente – assai conosciuto nell’ambiente, dal momento che lavora al Banco Popolare – ha potuto sbirciare al volo solo il titolo. Nome in codice del file: “Salvate il soldato Loan”.