Prima o poi capita a tutti di interrogarsi sulle ragioni per cui si continuano a fare le stesse cose ogni giorno. Perfino al capitano di un’astronave famosa come l’Enterprise. James T. Kirk, protagonista di Star Trek, stanco delle peregrinazioni nello spazio, sta pensando di abbandonare la nave e restare “a terra”, come viceammiraglio. Che sia un’allusione ai dubbi sulla saga stessa, sull’opportunità di creare nuove avventure con gli stessi personaggi, prolungando la serie?



Dopo i due episodi diretti da J.J. Abrams, Star Trek Beyond è affidato alla regia di Justin Lin, noto per Fast and Furious. Kirk (Chris Pine) e il suo equipaggio arrivano a Yorktown, una stazione spaziale simile a una metropoli ultramoderna. La decisione di Kirk di prendersi una pausa è subito messa a dura prova dall’arrivo di una richiesta d’aiuto: l’Enterprise deve attraversare una nebulosa per aiutare un’astronave in difficoltà, e si sa, i nostri eroi corrono sempre ad aiutare chi ne ha bisogno. Anche il signor Spock (Zachary Quinto), da parte sua, ha una decisione da prendere, ma per il momento segue l’amico Kirk nella nuova missione. Peccato che la richiesta di soccorso sia una trappola, orchestrata per attirare Kirk e colleghi su un pianeta ostile, dove un ex comandante umano si è trasformato in un mostro assetato di violenza.



Il gruppo, inizialmente disperso, si ritrova grazie a un’alleata aliena, a una nave uscita dal passato e a un geniale esperimento di teletrasporto, che si trasforma in un’arma (molto divertente per lo spettatore) da usare contro il nemico. 

Il film si sviluppa così intorno al perno del conflitto tra guerra e pacifismo, tra dominio e rispetto delle culture aliene, tra egoismo e solidarietà. Nel mondo di Star Trek, le regole della Federazione sono chiare: mai interferire nelle altre civiltà, prestare soccorso ai deboli e proteggere il gruppo. Principi che vengono rispettati anche in questo nuovo capitolo della saga, che colpisce per l’ottima resa scenica e gli effetti speciali esaltati dal 3D. Il susseguirsi di scene d’azione potrebbe disorientare alcuni fan, ma bisogna ammettere che non ci si annoia mai. Anzi, di tanto in tanto si sente quasi il bisogno di una pausa.



La storia in sé non offre grandi sorprese, a parte una corsa in moto e un attacco finale a ritmo di rock. Non mancano le battute ironiche e gli scambi divertenti tra i personaggi, così come i momenti di nostalgia (la scatola di Spock, che commuoverà gli appassionati) e la tristezza di vedere l’Enterprise finire in mille pezzi sul pianeta ostile. Assistiamo anche a qualche caduta di stile dal punto di vista narrativo, con soluzioni che tolgono un po’ di spessore alla storia, semplificando i passaggi psicologici. Nel complesso, non si tratta di un episodio memorabile, ma di un buon prodotto di intrattenimento, che unisce avventura e fantascienza, richiami al passato e innovazione, attento a restare entro i confini del classico universo di Star Trek.

A colpire positivamente è l’assenza di presunzione: non si cerca di eccedere, di andare oltre (a dispetto del titolo) e si cura l’aspetto visivo in modo ineccepibile, tanto che anche uno spettatore digiuno di serie tv può divertirsi in quest’avventura spaziale, affezionandosi a personaggi simpatici, ironici e, soprattutto, molto umani.