Bennie Chan (Jackie Chan) è un detective di Hong Kong da anni sulle tracce di Victor Wong, criminale colpevole della morte del suo collega. Quando la figlia acquisita, Samantha (Bingbing Fan), viene rapita dagli uomini di Won, a Bennie non resta altro che allearsi con Connor Watts (Johnny Knoxville), un americano con l’affabulazione facile e la passione per il gioco d’azzardo. 



Il viaggio di Bennie e Connor dalla Russia a Hong Kong, passando per paesini sperduti tra le montagne della Mongolia e accampamenti nel deserto, è l’ossatura del film, su cui si innesta una buona dose di arti marziali “non convenzionali” (in pieno stile Jackie Chan, che unisce le tecniche di lotta a una forte vena comica) e toni da commedia action, mentre tra i due compagni di viaggio improvvisati si sviluppa un legame ora di odio, ora di affetto. 



Skiptrace è una co-produzione tra Cina e America, ennesimo film prodotto e incentrato sulla star Jackie Chan. Chi conosce lui e i suoi film sa cosa aspettarsi: coreografie di lotta dinamiche realizzate dallo stesso Chan, un umorismo adatto a tutta la famiglia e un protagonista dalla morale ferrea e dal cuore d’oro. Benché sia passato ormai quasi un ventennio dalla stagione d’oro della commedia d’azione “a la Jackie Chan” (sono dell’inizio del 2000 Pallottole cinesi, Colpo grosso al drago rosso, 2 cavalieri a Londra, per citare i più conosciuti e riproposti) Skiptrace si ostina a riproporre una formula praticamente immutata, che non sembra aver sofferto il passare del tempo se non sul corpo del protagonista, stuntman abile ma pur sempre ultrasessantenne. Non che sia un male a prescindere, anzi, ma rimanendo ancorato a una formula già vista in precedenza, e non ambendo certo a essere più di un intrattenimento momentaneo, Skiptrace non fa mai quel salto di qualità che lo eleva dalla mediocrità. 



Nonostante ciò Skiptrace è un film godibile, che intrattiene lungo quasi tutti i suoi 120 minuti a patto che non si pretenda da lui un intreccio complesso, un approfondimento psicologico esagerato e un entusiasmo che vada oltre la durata effettiva della piccola, dopo la fine della quale risulta difficile ricordarsi questa o quella scena in particolare. Anche le gag sono abbastanza dimenticabili, ma il personaggio di Johnny Knoxville e, soprattutto, l’icona Jackie Chan, sono tanto stilizzati quanto immediatamente simpatici, caratteristica indispensabile in un film del genere.

A questo proposito è vincente la scelta di trasformare una commedia di arti marziali “non canoniche” in uno pseudoroad movie, che previene possibili cali di interesse con un’estrema varietà nelle ambientazioni. Ogni tappa del viaggio dei due compagni improvvisati si trasforma così in un’occasione per mostrare paesaggi suggestivi, costumi e usanze particolari e nuove “arene” in cui ambientare l’ennesima scena di inseguimento, ora in mezzo a una festa contadina, ora in una fabbrica russa, ora tra due sporgenze rocciose sovrastanti un fiume in piena. 

In conclusione, Skiptrace non verrà ricordato a lungo, ma per una serata all’insegna della leggerezza e dell’azione all’acqua di rose potrebbe essere una valida opzione.