Il cinema dell’Europa dell’Est si aggiudica, meritatamente, quasi tutti i premi del Concorso internazionale alla 69^ edizione del Festival del film di Locarno. La giuria presieduta dal regista messicano Arturo Ripstein ha premiato con il Pardo d’oro Godless, opera prima della regista bulgara Raliza Petrova, e con il Pardo per la migliore interpretazione femminile l’attrice protagonista dello stesso film, Irena Ivanova. Non sorprende questa scelta per un film che racconta la contemporaneità attraverso la storia di Gana, un’infermiera che sembra non provare alcun sentimento per gli esseri umani. Vive con la madre, ma ci parla a malapena. Con il fidanzato non condivide una relazione sessuale, ma il consumo della morfina. Agli anziani dementi di cui dovrebbe occuparsi sottrae le carte d’identità per usarle in loschi traffici. Raliza Petrova con il suo primo lungometraggio, girato in una delle regioni più povere della Bulgaria, grazie a un cast di attori non professionisti che accentuano il realismo dell’opera, esplora, trent’anni dopo la fine del comunismo, le illusioni della passata generazione e i valori distorti di quella attuale di cui la Gana di Irena Ivanova è il crudo ritratto.



A Scarred Hearts del regista rumeno Radu Jude è stato assegnato il Premio speciale della giuria. Il film, girato in un formato quasi quadrato come quello dei film muti, è ambientato alla fine degli anni ‘30 in una sanatorio sul Mar nero, dove il giovane Emanuel cerca di curarsi da una tubercolosi ossea che gli impedisce quasi di muoversi. Gli ospiti del sanatorio non rinunciano a vivere e occupano il tempo in amori, balli, colte e appassionate discussioni di letteratura e filosofia e sulla situazione politica dell’Europa, che precipita verso la guerra. La ricostruzione storica è accuratissima in ogni particolare, ma la vera protagonista del film è la vitalità dei giovani malati, che non vogliono rinunciare a esprimere in ogni modo la propria umanità, finché la morte non glielo impedirà.



Il Pardo per la migliore interpretazione maschile ha premiato la straordinaria performance di Andrzej Seweryn protagonista del film polacco The Last Days di Jan P. Matuszynski. Sewerin interpreta Zdzislaw Beksinski, un uomo tranquillo il quale, come rivela in una scena del film, ha sempre sognato di violentare una donna, ma ha represso il suo desiderio trasformandolo in arte, divenendo un famoso pittore surrealista, le cui opere fotografano i suoi sogni perversi.

Il Pardo per la miglior regia ha premiato il portoghese Joao Pedro Rodrigues in concorso con O ornitologo. Il viaggio dell’ornitologo nella natura selvaggia si trasforma in un percorso iniziatico le cui tappe sono piuttosto originali. Travolto dalle rapide viene salvato da due turiste cinesi lesbiche dirette a Santiago di Campostela che, dopo averlo legato, vorrebbero castrarlo. Incontra un pastorello muto di nome Jesus con il quale fa l’amore, ma poi lo uccide involontariamente. Assiste nascosto a riti pagani con sacrifici di animali. Incontra il gemello di Jesus e trasformatosi in Sant’Antonio, interpretato a questo punto dallo stesso regista, raggiunge la città di Padova dove si conclude il film. L’opera, secondo l’autore, sarebbe la scherzosa parodia blasfema della vita del portoghese Sant’Antonio morto a Padova, un surreale viaggio buñueliano, diretto con grande maestria ma per palati cinematograficamente molto raffinati.



Pienamente condivisibile la menzione speciale per Mister Universo dove il viaggio che i registi, l’italiana Tizza Covi e l’austriaco Rainer Frimmel, fanno compiere al giovane domatore di leoni Tairo alla ricerca del Mister universo che da bambino gli diede il suo portafortuna, un ferro piegato, è del tutto immaginario. Ma vero è il mondo che descrive, veri sono i personaggi, vero è l’ottantaduenne Mister universo, vero il figlio, emulo del padre, che piega il ferro per la contorsionista innamorata di Tairo. Solo questo cinema può raccontare un mondo vero che vive ai confini della realtà, invisibile ai più.

Vince il premio per la miglior opera prima quel piccolo gioiello che è El futuro perfecto. La regista argentina Nele Wohlatz usando pochi attori, un numero limitato di location, quasi nessun movimento di macchina, dialoghi e battute stereotipate di un corso di lingue, dimostra una padronanza assoluta della macchina cinema e realizza una commedia allo stesso tempo divertente, ma anche impegnata. Ancora una volta il cinema è lo sguardo che vede quello che il conformismo impedisce di vedere. Una giovanissima immigrata cinese catapultata in Argentina studia di nascosto dei genitori lo spagnolo e avvia una relazione con un ragazzo indiano. Quando impara il modo condizionale comincia a immaginarsi scenari ipotetici su cosa succederebbe se i genitori la scoprissero o se il ragazzo indiano la tradisse e così via, senza mai dare tregua con la sua fantasia allo spettatore.

Il premio del pubblico assegnato dagli stessi spettatori, votando i film proiettati in Piazza grande, è stato vinto da I, Daniel Blake di Ken Loach. Quindi anche il pubblico dei “pardi” (così sono chiamati gli spettatori di Locarno), come la giuria di Cannes, ha preferito la storia di un falegname malato e di una madre single con due figli in lotta contro la burocrazia del welfare piuttosto che una mega produzione come Jason Bourne, l’ottimo film di fantascienza The Girl With All The Gifts, l’attualissimo Le Ciel Attendra o le tante altre prime mondiali o internazionali in concorso per questo premio. Il rispetto degli esseri umani e della loro dignità è anche a Locarno il tema sentito come quello di maggiore attualità.

L’incredibile opera prima del video artista italiano Yuri Ancarani, The Challenge, vince il gran premio speciale della giuria della sezione parallela Cineasti del presente raccontando l’ipertecnologico Qatar attraverso la sopravvivenza di tradizioni medievali come l’arte della falconeria. La giuria, presieduta da Dario Argento, assegna però il Pardo d’oro Cineasti del presente a El Augue del Humano, opera prima dell’argentino Eduardo Williams, film filosofico che non racconta una storia precisa ma più storie che hanno come tema comune il rapporto complesso tra l’uomo e le nuove tecnologie.

Conclusa questa edizione, piena di riconoscimenti per autori esordienti, è già ora di pensare alla prossima, la settantesima, che avrà luogo nel nuovissimo palazzo del Cinema di Locarno, i cui lavori si stanno per concludere. La buca che doveva ospitare le fondamenta del nuovo palazzo del cinema del Lido di Venezia, la cui prima pietra venne posta dal ministro-poeta Bondi nel 2008, dopo decine di milioni spesi, è invece stata ricoperta quest’anno.