Dopo i cinque scudetti di fila vinti, gli acquisti di Higuan, Pjanic, Dani Alves e la conferma di Dybala, il solco scavato tra Lega Calcio, Figc e Juventus sta assumendo proporzioni insanabili. Ad aggravare la situazione pesano, da una parte, i cinque scudetti consecutivi, con la prospettiva, assai probabile, del sesto in arrivo quest’anno (la perdita di interesse del “prodotto campionato”, a livello di marketing, è assai sensibile); dal canto loro, i bianconeri sentono di essere accerchiati e mal visti: proprio da questo motivo (e dalla retrocessione in B, mai digerita e considerata alla stregua di una vendetta ad personam, o meglio, ad compaginem) è nata la richiesta di un lauto risarcimento (443 milioni di euri, mica quattro mute da calcio) ai danni della Federazione, accusata di avere mal gestito anche la mancata revoca dello scudetto 2006 all’Inter in seguito allo scandalo Calciopoli. La classica situazione – direbbe il Trap – del gatto che se non ce l’hai nel sacco si morde la coda.



Al momento non sembrano prospettarsi vie d’uscita. Anzi, le scaramucce, le provocazioni reciproche stanno aumentando a vista d’occhio. Protagonisti, da una parte l’apparentemente bonario Tavecchio, il quale, autosdoganatosi da un’accusa infamante (“Non sono io che sono razzista, sono loro che sono di colore: che andassero a raccogliere i pomodori, invece di pretendere di giocare a pallone!”), ha trovato nel presidente Lotito, patron della Lazio, una spalla su cui piangere, ma anche un bazooka con il quale puntare ad alzo zero sulla pluristellata squadra torinese. Dall’altra, l’agguerritissimo Andrea, ultimo della dinastia Agnelli, che con giusto mix di vendetta e giustizia (la giustizia di chi c’ha il sangue bianconero, ovviamente!) tiene alto l’orgoglio sabaudo e trama contro gli odiati nemici di cui sopra. 



Si può parlare di una vera e propria guerra? Probabilmente sì. E come gli indiani che, quando decidevano di scendere sul sentiero di guerra, si dipingevano il volto per fare più paura ai nemici, i famigerati visi pallidi, alla stessa stregua, ma in maniera del tutto naturale, l’incazzatura del giovane Agnelli può essere quantificata dalla distanza che intercorre tra il sopracciglio destro e quello sinistro. Esperti in morfologia cranio-facciale hanno calcolato quanto lo spazio suddetto sia diminuito in maniera consistente: da 2,3 centimetri nel 2010 (anno d’inizio della sua presidenza) agli attuali 4 millimetri. Se nulla intercorrerà a sanare questa frattura tra le due parti, gli scienziati hanno previsto che entro il 2019, si potrà parlare di “monociglio”, con conseguenze per il calcio italiano inimmaginabili.



Che stagione si prepara? E che cosa succederà sul fronte Agnelli-Lovecchio (leggasi Lotito+Tavecchio)? Roberto Pruzzo, ex attaccante di Genoa e Roma, ha proposto che la Juve se ne vada a giocare un paio d’anni all’estero. Non vi diciamo dove è stato mandato. Sono insorti persino i quotidiani sportivi: senza la Juve come potranno vendere copie, soprattutto di lunedì, giorno ufficiale della contestazione da bar, tra rigori non dati e fuorigioco inesistenti? I Lovecchio (leggasi sempre Lotito+Tavecchio) hanno anche lanciato un referendum online per raccogliere idee utili a far sì che lo strapotere Juve possa essere arginato. Dal carcere di Poggioreale hanno suggerito di far giocare Buffon con le manette ai polsi; l’Associazione nazionale alpini ha proposto di caricare sulle spalle di Dybala (Higuain ha già la sua pancetta…) uno zaino di 20 chili; i vigili urbani di Pizzighettone si sono candidati per poter piazzare, sulle fasce laterali dello Juventus Stadium, due autovelox in grado di rilevare la velocità di Dani Alves e di Alex Sandro, sanzionandoli in caso di superamento del limite di velocità fissato in 16,5 kmh.

Anche l’Uefa ha voluto dire la sua, presumibilmente sollecitata dai grandi club europei (Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco e il blocco dei top club inglesi) che vedono nella Juve di quest’anno un avversario davvero “ostico e anche agnostico” (citazione da Arrigo Sacchi). Perché dunque non proporre che le vittorie dei pentacampioni d’Italia valgano 2 punti in trasferta e 1,5 in casa? Oppure che la porta (larga 7 metri e 32 centimetri) venga ampliata per la squadra bianconera di 732 millimetri (non è neanche un metro, dopotutto c’è in porta Buffon…). La risposta stizzita è arrivata per bocca dell’ex presidente Uefa Michel Platini, che, difendendo a spada tratta la sua ex squadra, ha proposto non solo di rivedere le regole del numero di giocatori in campo (ogni tre scudetti consecutivi, un giocatore in più in campo: così che l’anno prossimo la Juve quasi sicuramente avrà la possibilità di giocare in 13), ma di introdurre pure una regola di stampo… oratoriano: ogni sei calci d’angolo, un rigore a favore. A stretto giro di… comunicati stampa, l’Aia (Associazione Italiana Arbitri) ha dato immantinentemente il proprio benestare alla suggestiva proposta (primi a esserne informati, lo stesso Platini, Agnelli e i Lovecchio – leggasi come da copione Lotito+Tavecchio): “Grazie, così ci semplificate la vita. Non si è mai arrivati ad osare tanto: a memoria d’uomo, nessuno finora ha mai concesso un rigore alla Juve così lontano dall’area del rigore!”.

 

P.S.: Buone vacanze a tutti. Ci si rivede martedì 6 settembre. Noi ComicAstri per le prossime due settimane andremo a lavorare. Beh… scarrozzare avanti e indietro da mari e monti mogli, figli e suocere, non lo considerate un lavoro???