Molto rock, giovane, piena di musica ed energia, così è stata definita dai suoi autori l’edizione 2016 della SIC-Settimana internazionale della critica, che avrà luogo dall’1 al 9 settembre al Lido di Venezia, ospitata dalla Mostra internazionale d’arte cinematografica, di cui è una sezione indipendente curata dal Sindacato nazionale critici cinematografici italiani .



La SIC, alla quale possono partecipare esclusivamente lungometraggi di esordienti, è senz’altro la sezione della Mostra dalla quale ci si possono attendere più sorprese e scoperte per l’accurato lavoro che viene svolto dalla commissione di critici incaricati della selezione. Ancor di più quest’anno in quanto tutta la commissione è stata rinnovata ed è stato nominato come delegato generale Giona Nazzaro, critico che ha una visione del cinema senza nostalgie e che guarda al presente senza confini o pregiudizi.



La nuova squadra di selezionatori, presente al completo alla conferenza stampa di presentazione della SIC, ha visionato, da aprile a luglio, oltre 500 lungometraggi e tra questi ha scelto quelli che verranno proiettati a Venezia, concorrendo al premio del pubblico e al premio “Luigi De Laurentis”, assegnato da una giuria internazionale presieduta da Kim Rossi Stuart alla migliore opera prima tra tutte quelle proiettate in qualunque sezione competitiva della Mostra. È significativo che dal 2000 in poi il 50% delle opere prime premiate a Venezia sia un film della SIC.

Il lavoro dei selezionatori ha avuto come obiettivo il piacere della scoperta e dell’avventura, andare a cercare il cinema in ogni proiezione, trovare autori che sentono il cinema come necessità non semplicemente come prodotto. La parola chiave è stata la “curiosità”. Sincero è stato lo stupore manifestato dai nuovi selezionatori nello scoprire che il cinema, spesso considerato morto, è invece vivissimo e che sperimenta e si rinnova magari ai confini del tradizionale panorama cinematografico. La selezione è stata fatta senza pregiudizi, anzi andando, spesso, contro i propri pregiudizi personali, per trovare il nuovo dove non lo si aspettava.



Il risultato di questo lavoro appassionato consiste, secondo i selezionatori, in sette opere imperdibili. Si comincia, dopo il film d’apertura, il 2 settembre alle 14:00 nella sala Perla dell’ex Casinò con la proiezione di Le ultime cose di Irene Dionisio. La documentarista italiana, per la sua prima opera di finzione, ritaglia, tra i mille volti che a Torino ruotano attorno al monte di pietà e incarnano la crisi contemporanea, le storie di tre esseri umani che si incontrano e si scontrano: Sandra, una giovane trans che vende la sua pelliccia, il neofita Stefano e l’ex facchino in pensione Michele.

Jours de France (13/9 ore 13:45) di Jerome Reybaud, autore di un documentario per la Tv francese, Qui êtes-vous Paul Vecchiali?, ha invece un tono leggero. Il titolo è un calembour sul Tour de France e il film è un road-movie melodrammatico e sentimentale che si svolge in quattro giorni e quattro notti nelle quali il protagonista viaggia per tutta la Francia alla ricerca dell’uomo di cui è innamorato. Si serve come bussola di Grindr, un app per incontri erotici molto utilizzata dalle comunità gay.

È in bianco e nero il sorprendente Drum, (4/9 ore14:15), esordio di Keywan Karimi, il quale dirige, con una perizia tecnica inaspettata, un film noir, tratto da un famoso romanzo iraniano, che ricorda l’espressionismo tedesco, le geometrie wellesiane e i noir americani degli anni ‘40. Si tratta, secondo i selezionatori, di un film visionario e politico, una vera rivelazione. Karimi, autore di numerosi corti, a causa del documentario Writing on the city, che racconta 20 anni di storia iraniana attraverso i graffiti sui muri di Teheran, è stato condannato a sei anni di carcere e 223 frustate. Dopo le pressioni internazionali, anche dei critici italiani, sulle autorità iraniane, la pena è stata ridotta a un anno, 223 frustate e 600 euro di multa. La pena è ancora da scontare e il regista non potrà essere a Venezia, ma il suo film sì.

Cinque ragazzi che vivono nella periferia di Medellín in Colombia vanno alla conquista della città che li attira con le sue promesse e li respinge con ostilità. Le loro armi sono la musica, la street art e l’amicizia. Sono i protagonisti (5/9 ore 14:00) di Los Nadie (I nessuno) l’opera d’esordio del colombiano Juan Sebastian, girata in bianco e nero, in soli 7 giorni (ma dopo 8 mesi di prove), “ciak, buona la prima” e via, costata 2000 dollari, è stata già proiettata nel Paese d’origine con enorme successo.

The last of us (6/9 ore 14) è un film del video-artista tunisino Ala Eddine Slim. Opera di grande forza visiva, racconta la storia di un migrante senza nome che cerca di sopravvivere in un mondo ostile. È un film sperimentale, un apologo di fantascienza filosofica sullo smarrimento e la rifondazione del mondo.

Prank (7/9 ore 14) del regista québécois Vincent Biron vede come protagonista un adolescente reclutato da tre teppistelli per filmare le loro bravate con scherzi atroci e surreali. Un altro film, come il colombiano Los Nadie, sulla fine dell’adolescenza, sugli amori e l’amicizia, sulla perdita dell’innocenza. Secondo i selezionatori, per farsene un’idea bisogna immaginare il giovane Holden che suona in una banda hardcore.

Interpretato da una star del rock filippino, Pepe Smith, e anche dal regista Lav Diaz, è Singing in graveyards(8/9 ore 13:30) del ventiseienne filmaker malese Bradkey Liew. All’anziano imitatore di una leggenda del rock viene data la possibilità di aprire un concerto del vero cantante. Attraverso la parabola del rocker sdoppiato, il regista racconta anche la storia del mancato appuntamento delle Filippine con la modernità.

Il film d’apertura, fuori concorso, (1/9 ore 14:15) è anch’esso un esordio, quello dell’attrice inglese Alice Lowe che dirige Prevenge, dove la stessa regista, incinta di sette mesi, interpreta una donna in cerca di vendetta e in preda a una furia omicida micidiale. Il risultato è uno slasher movie, un thriller molto cruento dove tante persone finiscono fatte a pezzi, ma è anche una curiosa e ironica riflessione su cosa significa essere donne oggi, in epoca post-femminista, ed essere cineaste.

Infine un film statunitense, Are We not cats, che sarà il film di chiusura (9/9 ore 14:00). È una sorprendente favola gotica dove un giovane che ha perso lavoro, casa e fidanzata, incontra una donna che lo trascina in una storia d’amore dark. Il regista Xander Robin rivela un talento visionario, con venature di horror ma sentimentale, il tutto condito con musica dark, riferimenti alla new wave americana degli anni ‘80, e realizza un fulminante B-movie di 80 minuti scarsi.

Una delle novità di quest’anno è la proiezione prima di ogni lungometraggio di un corto italiano. La rassegna, realizzata con il contributo dell’Istituto Luce, si chiama SiC@SIC ed è stata concepita da Giona Nazzaro, forse ispirandosi ai Pardi di domani locarnesi, con l’obiettivo ambizioso di rivelare i talenti già presenti nel cinema italiano in ogni genere e tecnica: finzione, documentario, animazione, home-movies, sperimentazione. Padrino dell’iniziativa sarà Marco Bellocchio, che la inaugurerà con un proprio corto:Pagliacci.

I film della SIC avranno anche una circuitazione dopo la Mostra in Veneto, Trentino, Friuli e nelle ormai tradizionali rassegne post-veneziane organizzate a Milano, Roma e Napoli. Quest’anno, per la prima volta sarà possibile conoscere il programma, le schede dei film, il calendario e gli orari delle proiezioni attraverso un’apposita SIC-app per smartphone, disponibile nei vari store online.

Ultima curiosità: la Settimana Internazionale della Critica è la sezione della Mostra che riceve il contributo pubblico meno sostanzioso: 95.000 euro.