Il 29 settembre uscirà nelle sale italiane Café Society, l’ultima attesa pellicola di Woody Allen, già transitata fuori concorso all’ultima mostra cinematografica di Cannes. Si tratta del primo film girato in digitale dal regista statunitense e la vicenda narrata è ambientata nel corso degli anni Trenta a New York, ove la placida vita di una famiglia ebrea, costellata dai litigi tra i genitori e foraggiata dagli affari di una gioielleria, viene ad essere sconvolta dalla decisione di Bobby (Jesse Eisenberg), giovane ambizioso deciso a tentare il grande salto nella Mecca del cinema, Los Angeles, con l’intento di diventare agente cinematografico. Fiducioso nell’aiuto dello zio Phil Stern (Steve Carell), a sua volta già impegnato a Hollywood, Bobby corona infine il suo progetto e una volta arrivato nella metropoli californiana incontra Vonnie (Kristen Stewart), l’affascinante segretaria dello zio, di cui non tarda a innamorarsi. Quando la ragazza si lascia con il suo fidanzato, Bobby non esita a lanciarsi, trovando la risposta che si aspettava e dando una vera svolta alla sua vita. La sua immersione nella Café Society e nella sua elettrizzante atmosfera, verrà però presto offuscata da una serie di avvenimenti che lo costringeranno a prendere atto dell’amara realtà. Tornato a casa, si adegua e decide di sfrutta così l’aiuto del fratello Ben (Corey Stoll) e le sue entrature nel mondo della malavita locale per gestire un locale di successo e sposarsi. Ancora una volta, però, la sua vita è sul punto di essere sconvolta, stavolta a causa di un viaggio, probabilmente non casuale, di Vonnie nella Grande Mela. 



Naturalmente il nuovo film di Woody Allen ha subito messo in allerta il suo stuolo di ammiratori, nonostante l’evidente calo di ispirazione che pure ha caratterizzato il suo cinema negli ultimi anni. Nonostante ciò, infatti, le opere del regista statunitense sono sempre in grado di assicurare discrete dosi di divertimento e non pochi motivi di interesse, pur non essendo più i capolavori cui aveva abituato la critica cinematografica. Il primo a riconoscere la validità di Cafè Society in tal senso è stato Anthony Oliver Scott, l’uomo che dirige la sezione riservata alla critica cinematografica del New York Times, secondo il quale l’ultima creazione di Woody Allen sarebbe una pellicola tutto sommato modesta, ma capace di destare divertimento nello spettatore, garantendo alcuni momenti di grande cinema e ispirazione. Wendy Ide ha invece messo in rilievo nella recensione pubblicata sul Guardian, oltre all’esistenza di spunti di indubbia qualità anche l’ottimo livello raggiunto dall’interpretazione di Kristen Stewart, indicata come uno dei motivi in grado di calamitare pubblico. Nel corso delle interviste rilasciate a margine del film, Woody Allen ha dal canto suo affermato di aver pensato in un primo momento alla stesura di un romanzo, decidendo solo in seguito di trasporre l’idea in un copione cinematografico. Inoltre ha affermato di aver voluto prestare la sua voce in qualità di narratore pensando che fosse necessario farlo per sottolineare la struttura narrativa ideata.

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