Dopo i tanto agognati quanto meritati ozi agostani, riecco settembre. Si torna alle abituali attività. Quanto meno per coloro i quali un’attività ce l’avevano, almeno fino a luglio. Per il resto della truppa, il primo mese autunnale deve rappresentare un’ottima occasione per colmare il gap. A tal proposito, se cercate un’opportunità di impiego a tempo pieno (pienissimo, verrebbe da dire), beh, non lasciatevi scappare l’occasione di fare i… (attimo di suspense) maggiordomi. Un lavoro di sicuro successo. Vi sembra un’idea datata e fuori luogo? A prima vista avreste voglia di definirlo come “attività obsoleta e in via di decadimento”? Dati alla mano (così, tanto per farvi cambiare idea all’istante), qualche numero: primo, secondo l’International Guild of Professional Butler, nel mondo operano già un milione di butler (maggiordomo in inglese); secondo, dall’Asia all’Africa si contano circa 2.500 supermiliardari in affannosa ricerca di super-domestici in grado di gestire con efficienza e discrezione le loro super-dimore.



Ovvio, per fare i maggiordomi occorrono proprio queste due qualità peculiari: capacità operative fuori dal comune e riservatezza al massimo livello. Proprio quest’ultima attitudine rende questo impiego prettamente appannaggio dei maschi, perché i pettegolezzi non sono assolutamente ammessi. Anzi, a Londra, in una delle maggiori scuole di formazione per maggiordomi, è previsto uno stage severissimo e particolare per i futuri butler. Siete – così, tanto per darvi un’idea – tifosi scatenati dell’Arsenal o del Tottenham? Dovrete imparare a rendere l’espressione del volto una maschera impassibile, così che ogni gol della vostra squadra del cuore sia accompagnato da un quasi impercettibile sommovimento di ciglia, nient’altro. E per meglio correggere qualche difetto che ancora dovesse accompagnare il vostro acquisito aplomb, ecco che sarà premura dei vostri istruttori assegnare il vostro tirocinio lavorativo alla corte di Roman Abramovich, il patron dell’odiatissimo (calcisticamente parlando) Chelsea. Ogni sera, per almeno tre mesi, durata media di un praticantato che si rispetti, sarete chiamati a sopportare innumerevoli raduni di hooligans dei Blues, inneggianti alla propria squadra con ampio corredo di cori (lèggasi insulti) contro il vostro beneamato club; vostro compito precipuo sarà quello di assecondare ogni loro desiderio con la massima imperturbabilità. Al confronto l’addestramento dei marines, visto in tanti film stelle e strisce, è roba da sbarbatelli!



Ma come si diventa maggiordomi? A una domanda di siffatta guisa, ci corre l’obbligo interpellare il nostro amico Zingarelli, un vocabolario che sa tante cose perché le ha rubacchiate qua e là in giro per il mondo, casa dopo casa: “Il maggiordomo prende questa denominazione in quanto il primo a esercitare questa funzione di servizio e di supplenza è stato un impeccabile signore che ha coadiuvato il grande Alessandro Manzoni nella stesura del ‘Cinque Maggio’, ode di diciotto strofe, composte da sei settenari, sdruccioli (1°, 3°, 5°) piani (2° e 4°, fra loro rimanti) e tronco l’ultimo che rima con l’ultimo della strofa successiva (riportiamo fedelmente le parole dello Zinga, sperando che ve la smazziate da soli: noi non ci abbiamo capito un ditirambo).



Insomma, un gran… ginepraio! Soprattutto per il povero don Lisander, che già dopo l’incipit (Ei fu. Siccome immobile) rimase come paralizzato, incapace di mettere mano alla sua ennesima fatica letteraria. Ebbene, l’illustre sconosciuto (del suo nome e della sua provenienza non è rimasta traccia) si vide costretto, per le successive 11 righe, a rincuorare, incoraggiare, risvegliare il Manzoni. Sul come, basta immaginare la scena: dato il mortal sospiro (il poeta si assopiva ripetutamente) / stette la spoglia immemore (il grande milanese sembrava incapace di ricordare come proseguire l’ode) / orba di tanto spiro, (la sua penna era sparita e non c’era verso di ritrovarla) / così percossa, attonita / la terra al nunzio sta, (sbigottimento generale dello scrittore) / muta pensando all’ultima / ora dell’uom fatale (giunto a tal punto, il don Lisander rimaneva senza parole e, assorto nei suoi pensieri, rimirava quasi ipnotizzato il suo orologio da taschino) / né sa quando una simile / orma di pie’ mortale / la sua cruenta polvere / a calpestar verrà (una riflessione personale del maggiordomo: ‘Azz… mi sono scordato di lustrare le scarpe al padrone!’).

A questo punto, una folgorazione baluginò nella mente del nostro Battista (chiamiamolo così, per rendercelo più vicino). Prese carta e penna, vergando di getto Lui folgorante in solio / vide il mio genio e tacque (la riservatezza è un must per un maggiordomo…), ma tanto bastò per scuotere il Manzoni dal suo torpore, e in men che non si dica, portò a termine l’ode. Giunto all’ultima riga, visibilmente provato per lo sforzo creativo, guardò Battista e gli sussurrò con un fil di voce ‘Maggio… domo’. I critici concordano sul fatto che il Manzoni volesse dire: ‘Non avrei mai potuto scrivere il Cinque Maggio senza l’aiuto del tuo spirito mai domo’. Questo episodio segna la nascita del “mito” del maggiordomo come sinonimo di efficienza, vasta cultura e discrezione”.

Grazie Zinga, per la divagazione. Ma come si diventa maggiordomi? “Semplice, basta frequentare il mio corso online “Last butler non least”, attraverso il quale si possono acquisire tutti i segreti del mestiere. Tra gli altri, merita una menzione il professor Lurch Addams, che insegna come presentarsi al proprio padrone di casa prima ancora che abbia suonato il campanello. Mentre il professor Passepartout, spiega con estrema sagacia i segreti per organizzare al meglio e con i minori disagi possibili un giro del mondo in 80 giorni. Vanto della mia scuola per maggiordomi, il professor Jeeves tiene uno stage sull’arte dell’understatement, l’attenuazione linguistica tipica delle classi alte inglesi. Un esempio? In caso di incendio notturno della dimora, per non svegliare il proprietario assorto nel suo meritato riposo, un buon butler imparerà a non perdere la flemma (neanche di fronte alle fiamme incombenti…) e attraverserà più e più volte le camere con in mano un buon bicchiere di whisky, solo per questa singolare situazione ricolmo d’acqua, al fine di spegnere – con alacre e compassata discrezione – le fiamme. E se il padrone di casa o la sua signora si svegliassero? Niente paura, insegna il buon Jeeves, per rassicurarli basterà sussurrare: ‘Nessun problema, signori, è successo un minuscolo e spiacevole disguido: un piccolo fiammifero ha incontrato per un attimo una innocua bombola del gas ed è divampata la passione. Ma è solo una fiammata, presto tutto tornerà come prima. E quanto prima provvederò poi a raccogliere le ceneri. Signori, continuate pure nel vostro meritato riposo’. Che solo grazie al provvidenziale intervento del maggiordomo non sarà… eterno”.