Nel prossimo episodio Giuseppe si troverà tra due fuochi, da una parte la figlia e i suoi problemi scolastici e dall’altra Laura, che sembra aver ceduto alle sue attenzioni ma ha ancora remore per il lavoro. Nel secondo episodio de I bastardi di Pizzo Falcone, l’ispettore Giuseppe Lojacono è chiamato a investigare sull’omicidio di un autista privato. L’uomo, Vincenzo Ramaglia, lavorava per le sorelle Filangieri ma le anziane signore sapevano poco del loro dipendente. Lojacono e Aragona partono subito con le indagini di rito ma l’ispettore nota una discrepanza tra le testimonianze delle due sorelle. Scavando nel passato della vittima si scopre che l’uomo era da poco uscito di prigione ed era stato legato agli ambienti malavitosi dello spaccio di droga.
I problemi sul lavoro non fanno che aumentare il carico di stress di Giuseppe, che deve far fronte anche a una crisi familiare. La figlia Marinella non ne vuole sapere di studiare e per l’ispettore è un grave problema. Lojacono e Aragona interrogano la famiglia della vittima ed emerge un episodio accaduto pochi giorni prima, una lite con una persona di colore. L’ispettore però è costretto a richiamare il suo sottoposto per una battuta razzista. Il caso s’infittisce e dai rilievi si scopre che l’arma usata per l’omicidio è una revolver molto particolare. Lojacono riesce a ritracciare l’uomo di colore con cui la vittima aveva litigato, un suo ex compagno di cella, legato ancora al mondo dello spaccio. Nel frattempo Giuseppe riceve una visita inaspettata da parte di Paolo. L’uomo sembra dargli una speranza sulla vicenda di Lomonaco, il criminale è intenzionato a ritrattare le sue dichiarazioni sulla presunta collaborazione di Giuseppe con la mafia ma l’ispettore non sembra credergli. La pistola che ha ucciso l’autista sembra essere legata ad un altro caso di omicidio, l’uccisione di Cosimo Capuano, che faceva da guardaspalle ad un boss locale. Lojacono concentra la sua attenzione ancora una volta sulla pista della droga mentre gli altri componenti della squadra sembrano puntare verso un’altra direzione. Dopo vari interrogatori l’ispettore trova l’anello di congiunzione e collega gli omicidi di Ramaglia e Capuano allo spaccio di droga e al boss Castrovetere. Il criminale però nega di aver ucciso i due uomini, che riteneva l’ultima ruota del carro, la loro morte è un fatto di vendetta ed è legata ad un episodio accaduto una decina di anni prima. L’autista e il guardaspalle avevano messo sul mercato una partita di droga tagliata male e avevano provocato la morte di tre ragazzi. Uno dei giovani morti per overdose era il nipote di Clelia Filangieri, l’anziana signora presso cui Ramaglia aveva trovato lavoro.
Le indagini di Lojacono tornano così al punto di partenza e a casa delle sorelle Filangieri. Nella loro abitazione è ritrovata anche l’arma del delitto ma la signora Clelia dice di aver fatto tutto da sola. L’ispettore non crede alla donna e scopre che ad aiutarla nell’omicidio sono state le sue amiche di burraco. Il gruppo di signore aveva messo in piedi un piano per vendicarsi della morte dei rispettivi nipoti e una volta scoperti gli spacciatori, che avevano piazzato la droga, si erano mosse. Il caso è ricolto con l’arresto delle anziane signore e il magistrato Laura Piras si complimenta con la squadra dell’ispettore. Giuseppe ne approfitta per chiedere alla donna di uscire insieme. Laura seguendo il suo istinto decide di accettare e riaccompagna Lojacono a casa. Tra i due la tensione emotiva è molto forte e dopo aver ascoltato le parole del magistrato, Giuseppe decide di baciarla e le chiede di salire a casa sua per trascorrere la notte insieme. La donna accetta l’invito ma arrivati a casa di Lojacono, l’ispettore trova Marinella, che vuole parlare con il padre.