Sanremo senza di lui non è concepibile, e non stiamo parlando di Pippo Baudo, ma del direttore d’orchestra più amato d’Italia. Alla sua dichiarazione di non partecipare al Festival della Canzone di quest’anno, i social sono insorti a gran voce con un hashtag che dice tutto sull’importanza per Sanremo della presenza del celebre Beppe, soprannome con con cui solitamente lo si indica affettuosamente: #uscitevessicchio è stato il mantra su Charge, celebre sito di petizioni, per richiedere il Vessicchio nazionale sul palco dell’Ariston. Non è ancora chiara la dinamica del gran rifiuto, ma sembra che non dipenda da Beppe Vessicchio. Come ha dovuto chiarire all’Ansa, dopo pressanti sollecitazioni dal suo pubblico di giovani e meno giovani, si tratta di un’esclusione prevista: “È vero, quest’anno non dirigo l’orchestra a Sanremo, ma è un caso, non una mia scelta voluta: ero stato prenotato da un paio di cantanti che però alla fine non sono stati invitati da Carlo Conti”. All’ultimo momento però il conduttore e la conduttrice, Maria De Filippi, hanno dovuto considerare per ovvi motivi la proposta di reintegrazione del direttore d’orchestra napoletano. Sul web le pagine Facebook e Twitter del Festival sono state letteralmente invase da messaggi quasi minatori: “Sanremo senza Beppe Vessicchio è come l’ovetto Kinder senza la sorpresa. Un abominio”. La dirigenza Rai è dovuta correre ai ripari per evitare il linciaggio mediatico, visto che testate come Vanity Fair e Repubblica si sono schierate apertamente a favore del ritorno di Beppe, se non come direttore d’orchestra, magari come opinionista, ma il nostro ha risposto per le rime, mettendo in rilievo la sua posizione di musicista fedele al suo ruolo: “Non fa per me, io sono un animale mitologico: metà uomo, metà orchestra”. Fabio Fazio l’aveva invitato a Dicembre come ospite di Rischiatutto e in quell’occasione, oltre a inscenare siparietti gustosi con Luciana Littizzetto, mostrando autoironia e prontezza alla battuta, ha messo ancora più in luce la sua profondità professionale con commenti riflessivi sulla propria carriera. Quello che è emerso non è soltanto il personaggio, ovvero la caricatura seriosa di sè stesso nascosta sotto la barba bianca, ma il lato umano di chi ha visto molti Festival di Sanremo da quasi-protagonista ed è ancora capace di rimanere sorpreso da alcune canzoni e cantanti in gara. La fama vera e propria, l’affetto del pubblico in sala e da casa, è arrivato solo negli ultimi anni, quando Beppe Vessicchio è diventato un vero e proprio pilastro della manifestazione canora più attesa d’Italia. 



Ma il suo percorso è iniziato giovanissimo come arrangiatore e compositore di Gino Paoli, Nino Buonocore, Peppino Di Capri, Edoardo Bennato, Roberto Vecchioni, Andrea Bocelli, Zucchero, Elio e le Storie Tese, Ornella Vanoni, Ron e molti altri. Nel 2000 ha vinto il premio come miglior arrangiatore, consegnato dalle mani del grande Luciano Pavarotti. A livello internazionale, è conosciuto per aver diretto l’orchestra in mondovisione al Cremlino nel maxiconcerto in onore di John Lennon. Da sempre attento al sociale, nell’ultimo periodo è diventato ambasciatore dell’organizzazione umanitaria 30 Ore per la Vita, partecipando a varie iniziative solidali, tra cui una trionfale crociera nel Mediterraneo per raccogliere fondi come socio dell’Associazione. 



A grande richiesta, Beppe Vessicchio torna al Festival per presentare il libro “La musica fa crescere i pomodori” ma, stando agli ultimi rumors, presenzierà solamente come ospite e non dirigerà l’orchestra. Vedremo più avanti come evolverà la situazione, ma sebbene il pubblico non sia entusiasta di questo compromesso, Beppe Vessicchio è rassicurante: “Ci sarò”. E questo alla fine è l’importante.

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