I Golden Globes ogni anno nominano e premiano film nuovi ed innovativi, tra questi ritroviamo i film d’animazione, amati dai bambini, e che da sempre appassionano anche i più grandi. La mia vita da zucchina, presentato al festival di Cannes del 2016, e diretto da Claude Barras, si basa sul romanzo di Gilles Paris, Autobiografia di una zucchina.



La trama: Zucchino è un bambino rimasto orfano, e durante la sua vita incontrerà una serie di amici nuovi nell’istituto per minori, che proprio come lui hanno vissuto diverse sofferenze. Il piccolo Icaro, ovvero zucchino, perde la mamma alcolizzata, e l’unico ricordo che hai di lei è con una lattina di birra vuota. Questo film con grande passione spinge e tocca dei tasti dolenti. Sebbene si tratti di un film di animazione, il film narra la sofferenza dei bambini che vivono situazioni complicate, il distacco o la perdita dei genitori, vivere in un istituto per orfani lontano dagli affetti familiari. La narrazione è ricca di colpi di scena, ed è l’esatto mix tra commozione per le storie dei protagonisti e la speranza di avere un futuro migliore e notevolmente diverso da come era iniziato tutto. Ed è quello che capita proprio al protagonista, Zucchino. Infatti, il piccolo Icaro vive in uno stato di angoscia che supera condividendo il suo trascorso con i nuovi amici, ed è proprio tra questi che incontra il suo primo amore, Camille. Ed ecco, dalla sofferenza per la perdita della madre alla speranza di un futuro diverso e migliore attraverso gli amici e la conoscenza di Camille. Anche in questo punto il film tocca un tasto spesso delicato, ancora forse un tabù, quello dei sentimenti e del sesso. Zucchino e Camille si interrogano a lungo su cosa accade quando due persone iniziano ad andare oltre l’amicizia. La narrazione, quindi, mette in primo piano un argomento che difficilmente viene affrontato da genitori e figli, soprattutto se questi sono ancora piccoli. L’argomento sesso è tabù, ma non significa che anche i più piccoli non debbano essere indirizzati e consigliati.



La bravura di Claude Barras, regista de La mia vita da zucchina candidato come miglior film d’animazione, è stata proprio questa di immedesimarsi nei panni di questi bambini, di far trasparire dal proprio racconto il dolore che questi provano in determinate situazioni e contesti, ma allo stesso tempo la speranza e la voglia di andare avanti, di conquistare giorno dopo giorno la felicità per il proprio domani, e lo fa affrontando temi caldi senza mai essere banale e senza mai perdere la sensibilità tipica dei più piccoli. Un film d’animazione capace di affascinare i più piccoli, ma anche i più grandi, lasciando allo spettatore, non solo una storia, degli avventimenti ed un finale felice, ma dei temi da affrontare, da non tenere nascosti, ma qualcosa sul quale interrogarsi, l’unica chiave per superare tabù e preconcetti.

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