LE REAZIONI DEL WEB

Ottimo riscontro social per Celebration, che si classifica al primo posto tra i programmi più twittati della serata. Entrando nel merito dei commenti, il pubblico risulta diviso: in molti hanno apprezzato il ritorno alle origini di Rai 1, che ha (ri)portato in scena tutta l’ingenuità e la gentilezza di un varietà con poche pretese. Non manca chi giudica puerile lo stile di conduzione di Neri Marcorè e Serena Rossi, arresisi a una liturgia operaia che li valorizza ben poco: “Cantonata enorme per Marcorè. Visto solo perché era l’unica opzione”; “Amo la musica, ma il programma non ha un senso, un filo conduttore, nulla”; “Mancano scrittura e struttura”. Quanto alle esibizioni, quella di Gabbani è decisamente la più apprezzata: “Spettacolare”; “Divertentissimo”; “Per capire la differenza tra una cover e un’imitazione chiedere a Gabbani. Lui la conosce”. Agguerrite le fanbase di Michele Bravi e Antonino, che ne tessono ciecamente le lodi: “Mi hai lasciato senza parole”; “Orgoglio puro”. Qualcuno, infine, rivendica le (mancate) quote rosa: “Tra alti e bassi, Celebration dedicata ai re del pop si è rivelata interessante. A quando una puntata sulle regine del pop?”. [agg. di Rossella Pastore]



PAGELLE

Un titolo, un programma. È il caso di Celebration, il varietà di Rai 1 in onda per quattro settimane dal 14 ottobre al 4 novembre. A essere “celebrati” sono alcuni tra i maggiori rappresentanti della musica pop, rock e soul dello scorso millennio, da Michael Jackson e Madonna – rispettivamente “King” e “Queen” del pop – a Frank Sinatra e Whitney Houston – anime-“soul(s)” per definizione. Un vero e proprio melting pot di generi, in cui a farla da padrona sono gli emuli della new generation di cantanti e musicisti. Le intenzioni sono le migliori: lo si intuisce sin dalle prime note della sigla, – per inciso, quelle di È sabato (Giorgio Gaber) – ma Serena Rossi e Neri Marcorè deludono prontamente le aspettative. Il fatto che Celebration sia un varietà due punto zero non basta a giustificare l’uso indiscriminato di Auto-Tune: la voce di Marcorè è a dir poco artificiosa, e gli acuti della Rossi non sono meno sgradevoli. Voto: 4. Noemi canta Crazy In Love di Beyoncé. Il timore manifesto è quello che Celebration si trasformi in un Tale e Quale Show senza trucco e con inganno. Gli ospiti di casa Rossi-Marcorè non sfoggiano eccentrici makeup, eppure l’impressione è quella che si stia virando verso l’emulazione selvaggia. Quando Claudia Gerini si improvvisa Madonna con i suoi stessi costumi di scena, ogni dubbio appare fugato: Celebration è tale e quale a Tale e Quale. Altro che cover; questa è un’imitazione in piena regola. Non solo: la Gerini è lì per promuovere il suo ultimo lavoro cinematografico, e come se non bastasse la Rossi la incoraggia con una mini-intervista. Voto: 3.



Va meglio solo con Francesco Gabbani e la sua cover (non imitazione!) di Otis Redding. Dopo la seduta da doc. Marcorè, Francesco Gabbani si sente bene. Anzi, sta talmente bene che tiene a ribadirlo con una sua reinterpretazione di I Feel Good. Ebbene, Gabbani è visibilmente in forma. Voto: 7. Raoul Bova si è impegnato. O, per meglio dire, gli autori si sono impegnati. Il suo monologo sul potere della musica vuol essere commovente, e per gli appassionati – forse – lo è. Voto: 6. A metà puntata, viene da chiedersi se sia il caso di annoverare Happy (Pharrel Williams, 2013) tra i brani cult dell’era pop. Domanda retorica, come è ovvio. E se di per sé Happy non brilla per qualità, la cover di Antonino è quanto di più inaudito e inaudibile si possa concepire. “Il pop è la semplicità che è difficile a farsi”, cita Ernesto Assante, ma questa sera proprio non ne troviamo riscontro. Voto: 2.

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