Un massacro di civili, una strage in mare aperto: ci sono tanti modi per descrivere il nubifragio che ha portato alla morte 268 persone, tra cui 60 bambini, l’11 ottobre del 2013, ma non cambia la sostanza. Una sostanza amara, priva di giustizia, perché da allora non è stata fatta chiarezza sulla vicenda. Prova a farla “Un unico destino”, film sul naufragio che va in onda oggi su Sky Atlantic. Si tratta di una storia mai raccontata, anche perché particolarmente scottante: è il più grande disastro di cui è formalmente accusata la Marina militare italiana. Non sono stati ascoltati testimoni, non ci sono verbali o carte giudiziarie. Niente di niente. Il film – prodotto da Espresso, Repubblica e Sky con 42° Parallelo per “Gedi – Divisione digitale” è anche un’arma per squarciare il velo dell’indifferenza. Stavano scappando dalla guerra civile ad Aleppo in cerca di una vita migliore, invece hanno trovato la morte, in mare, dispersi per sempre. Il titolo completo è “Un unico destino – Tre padri e il naufragio che ha cambiato la nostra storia”, perché il film è un viaggio tra le piaghe dell’anima di tre papà, che volevano salvare i loro figli.



UN UNICO DESTINO, LA SCOPERTA AGGHIACCIANTE

Nell’era della post-verità il film “Un unico destino” prova a ripartire dai fatti per raccontare una storia destinata a lasciare il segno e ad aprire una discussione nella società. I protagonisti del film sono Mazen Dahhan, Ayman Mostafa e Mohanad Jammo, che hanno in comune il dolore e il senso di colpa per la morte dei propri figli. Nati ad Aleppo, dove avrebbero voluto crescere i loro figli, sono scappati in Libia, dove però sono stati raggiunti dalla guerra. Decidono allora di attraversare il Mediterraneo per trovare la pace in Europa, quindi salgono sul peschereccio che l’11 ottobre 2013 intreccia i loro destini. Questo naufragio ha spinto il governo italiano ad avviare l’operazione di salvataggio Mare nostrum. Ma mentre pubblicamente si parla del salvataggio di duecento persone, scavando si scopre una realtà diversa, inquietante: come riporta l’Espresso, nave Libra e i comandanti in campo della centrale operativa di Roma della Squadra navale si sono sottratto clamorosamente al loro dovere di soccorso quel giorno. Un pilota maltese, il maggiore George Abela, smaschera la fuga mentre è in volo per verificare le condizioni di galleggiabilità del peschereccio alla deriva con 480 persone a bordo, tra cui cento bambini.



NUBIFRAGIO 11 OTTOBRE 2013, LE ACCUSE DI INSABBIAMENTO

Li hanno dipinti come eroi del mare, invece nascondono una terribile verità. Ufficiali della Marina militare sono fuggiti dal loro dovere, protetti dal silenzio dello Stato maggiore che ha fornito versione non vere al Parlamento per «salvaguardare la forza armata e l’onore», come hanno scritto in un comunicato. Una vicenda che ricorda quel muro di gomma dell’Aeronautica militare per i segreti sulla strage di Ustica. Sono state registrare immagini in Svezia e in Germania, ma il focus è il Mar Mediterraneo, il centro dell’orrore. Il film andrà in onda stasera  in prima assoluta su SkyAtlantic, all’interno del ciclo “Il racconto del reale”, ma sarà trasmesso in replica domani. Sarà poi interessante scoprire se la messa in onda della pellicola sortirà qualche effetto nella Procura di Roma o se susciterà la reazione del ministro della Difesa Roberta Pinotti. Qualche spiegazione sulla vicenda sarebbe un bel punto di partenza…

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