In attesa di rivederlo questa sera sul piccolo schermo con “Sotto copertura” la seconda stagione della mini-fiction diretta da Giulio Manfredonia, dopo aver fatto pare del cast de “I Medici” (sempre su Rai1), Alessandro Preziosi è stato protagonista di recente di una lunga chiacchierata con il mensile Vanity Fair, nel corso della quale non ha parlato solo della serie televisiva incentrata sulla cattura del boss Michele Zagaria, ma anche di quelli che sono da sempre i propri riferimenti attoriali sul set e, riflettendo su questa produzione, ha avuto modo di dire la sua anche sul ruolo di Internet e dei social network a giorni nostri. A tale proposito, il 44enne attore partenopeo ha spiegato che, pur interpretando il ruolo di un “cattivo” e ispirandosi al protagonista da Il Camorrista di Giuseppe Tornatore, ha cercato di trasmettere “comunque la verità tramite le parole di Zagaria”: infatti, secondo Preziosi, la fiction di Manfredonia era in qualche modo “necessaria” e se ne sentiva il bisogno, dato che “non è la televisione in realtà il luogo in cui è radicato il male, bensì il web”. Non è un caso infatti che il diretto interessato faccia registrare una scarsa presenza sui social network (non sono noti profili ufficiali legati alla sua figura) e che, proprio nella suddetta intervista, abbia affermato che oramai “è la tv ad essere influenzata da Internet: è come un mare dove a un certo punto non ritrovi più la terra”. (agg. di R. G. Flore)
Si racconta in un’intervista a Il Giornale Alessandro Preziosi a pochi giorni dal ritorno su Rai1 con Sotto Copertura 2, la mini faction che lo vedrà impegnato a vestire i panni del boss Michele Zagaria. Per tutti noi è ancora il bel Fabrizio Ristori di Elisa di Rivombrosa ma lo stesso Preziosi ha ammesso che ormai è lontano da quel primo personaggio che lo ha portato sotto le luci della ribalta e lì è rimasto fino ai giorni nostri ad un passo dal ritorno su Rai1 con un personaggio “reale” e impegnativo, il boss Michele Zagaria. Alessandro Preziosi torna a fare fiction al fianco di Claudio Gioè per Rai1 e Sotto Copertura 2 che si prepara al debutto proprio per il prossimo 16 ottobre. Un’intensa interpretazione ma non in stile Gomorra o con sfumature fumettistiche come in Squadra Antimafia, Preziosi sarà un boss “riservato” e temuto ma senza mai scadere in esagerazione e violenza fuori dal comune, una sorta di polaroid della reltà, come lui stesso la definisce.
ALESSANDRO PREZIOSI, L’ISPIRAZIONE PER IL SUO MICHELE ZAGARIA
Nella lunga intervista, Alessandro Preziosi riesce a raccontare la lunga preparazione che gli ha permesso di vestire i panni del boss ispirandosi ai “mafiosi enigmatici” di Eduardo De Filippo in capolavori come Il sindaco del rione Sanità o del Camorrista di Tornatore. Nessuna interpretazione urlata e aggressiva per Preziosi che ha optato per una voce strana e sommessa come quella di Ben Gazzara nel doppiaggio di Mariano Rigillo: “Ci ho pensato al punto di farne la mia ossessione. E una volta che ci sono entrato, non ne sono uscito più”, spiega l’attore. Il punto centrale della questione rimane sempre il linguaggio e la voglia di non rendere il male qualcosa di attraente e appagante: “Alla fine il male non paga. Dobbiamo dirlo con chiarezza. E Sotto copertura lo fa, descrivendo attrattiva ma anche degrado e rovina dei criminali“.
I DUE EPISODI CHE HANNO CAMBIATO LA SUA VITA
Il racconto di Preziosi si fa personale, quasi riflessivo quando si volge al passato e ricorda la sua gioventù fatta di compromessi e paure e una vita criminale che è sempre stata dietro l’angolo ma dalla quale è riuscito a fuggire: “Quand’ero ragazzino a Napoli li vedevo spadroneggiare, questi capuzzielli: scatenavano risse, rubavano motorini, facevano i ducetti. Solo che poi loro hanno passato metà della vita nascosti sotto terra oppure in carcere. Io invece mi sono salvato”. La recitazione, uno sbocco professionale e lo sporte hanno salvato alcuni dei volti noti del nostro Paese e la conferma arriva dallo stesso Preziosi che nell’intervista rilasciata a Il Giornale ha modo di parlare di Rivombrosa e del successo che lo ha travolto e che ha saputo gestire, un’altra cosa che gli è riuscita evitando di finire nel dimenticatoio: “Mi piace pensare ad Elisa come ad un successo pop. Sono stato fortunato ad entrarci; ancora di più ad uscirne perché ho potuto amministrare una popolarità spropositata per raggiungerne una più fondata e duratura“.