L’attore e comico Gianfranco D’Angelo, all’età di 81 anni si è raccontato in una intensa intervista per Il Fatto Quotidiano, nel corso della quale, con il suo consueto ottimismo ha intrapreso un viaggio tra i ricordi, ripercorrendo le tappe salienti della sua vita e ricostruendo i momenti di grande successo così come quelli meno felici ma senza rancori né rimpianti. Da impiegato dell’allora Sip, Gianfranco non immaginava nemmeno la vita sfavillante che avrebbe potuto fare solo 20 anni dopo, tra risate e successo. Nel ricordare il suo periodo migliore, la memoria ritorna ai suoi cinque anni di Drive In: “Avevamo costruito una famiglia, stavamo sempre insieme, condividevamo tutto, in alcuni casi abbiamo subito una piacevole regressione adolescenziale”, racconta. Tanti gli scherzi fatti a vittime più o meno consapevoli, intensi momenti di goliardia che forse oggi D’Angelo ricorda con una punta di sana nostalgia. Proprio al Drive In, la maggiore alchimia era quella che si era creata tra lui ed Ezio Greggio: “Ci capivamo, rilanciavamo, tenevamo unita la truppa, tanto da frequentarci fuori dagli studi, compresa l’estate”. Il rapporto con Greggio però, è andato sfumando: “E’ troppo impegnato con i suoi affari, adesso è un imprenditore, non ha tempo”, dice, e qui una punta di rammarico, forse, c’è. Con gli altri della trasmissione cult degli Anni ’80, invece, i contatti sono rimasti, al punto da aver pensato qualche mese fa di organizzare una serata di Drive in trent’anni dopo. “L’idea mi diverte e senza malinconia, poi ci saranno tutti, da Sergio Vastano a Tini Cansino”, dice, dando l’appuntamento al prossimo 11 novembre a Mantova.

GLI ANNI DI SILVIO BERLUSCONI

Quelli del Drive in sono anche stati gli anni di Silvio Berlusconi e Gianfranco D’Angelo non può fare a meno di ricordarlo: “Un vero imprenditore, seguiva qualunque fase di lavorazione, un’energia mai più vista da nessuno”. E poi le cene ad Arcore, alle quali l’attore aveva accesso e in vista delle quali il Cavaliere si premurava di far portare le “donne con il seno prosperoso”. Il riferimento era a Tini Cansino ed alle altre, alle quali Berlusconi rivolgeva battute, barzellette ed ampi “benvenuti”. “Era un vero galletto, ma divertente”, commenta D’Angelo, senza garantire nulla sul post cena. Da Silvio Berlusconi, però, dice di non aver mai subito alcuna censura, “magari qualche richiesta di smussare delle parodie, ma senza particolare convinzione”. In effetti le sue imitazioni fecero muovere anche la politica: dall’allora ministro della Difesa, Giovanni Spadolini, al socialista Gianni De Michelis che dopo gli iniziali rimproveri lo invitò a chiudere un suo comizio. “Non ci sono andato però mi sono sembrati dei matti”, commenta D’Angelo. Andreotti invece, gradì la sua imitazione durante una serata ai Telegatti, nonostante le paure diffuse, anche di Berlusconi.

LA COMMEDIA SEXY ALL’ITALIANA E EDWIGE FENECH

Ancor prima del Drive in c’era stata però la commedia sexy all’italiana, con pellicole che, come racconta Gianfranco D’Angelo, venivano sfornate in poche settimane, “tanto la storia era una scusa, l’obiettivo era su altro”. “La più brava e riservata era Edwige Fenech, una serie, sapeva cosa voleva e come ottenerlo”, dice. Inaspettatamente, proprio lei era tra le donne più riservate, tanto da vietare l’ingresso a tutti quando si spogliava sul set. Il comico conferma quanto già asserito da Gloria Guida, quando disse che proprio le scene più “hot” venivano ripetute. “E’ vero! Tutti ci marciavano”, racconta, includendo anche gli addetti ai lavori. Nonostante abbia lavorato con donne bellissime, Gianfranco rivela chi è oggi la sua preferita, Alena Seredova, con la quale ha lavorato in teatro. Con la Fenech, invece, non c’è mai stata una vera amicizia. “Un po’ se la tirava”, commenta oggi, e poi era fidanzata con il produttore, “quindi zitti tutti”.

IL “NO” A BERLUSCONI

Alla televisione però, Gianfranco D’Angelo scelse il teatro nonostante la “proposta fantastica” che gli arrivò da Berlusconi, con un contratto per 10 anni “a cifre non comuni e non proporzionate a quelle di oggi”. Ma lui rifiutò per paura dei cambiamenti. Oggi però, ammette la “cavolata”, sebbene negli anni si sia goduto la vita, pur senza sperperare. Nonostante la sua lunga carriera, D’Angelo sente ancora l’ansia da palcoscenico: “Se la perdi allora diventa routine ed è una tragedia artistica”, commenta. E dalle sue parole si comprende bene la sua scelta di dire “no” alle cifre da capogiro offerte da Berlusconi per preferire alla tv il teatro: “L’alchimia con il pubblico muta ogni volta, mai nessuno spettacolo è uguale all’altro”. Eppure oggi giovani e meno giovani lo ricordano proprio per uno sketch andato in scena al Drive in: “Mi fermano e mi domandano ‘Come sta Has Fidanken’? Ogni volta risposto, ‘E come vuoi che sta, sono passati trent’anni”.