Roberto Saviano racconta la vita di Antonio Pelle nell’ultima puntata di Kings of crime, in onda su Nove. Ecco le parole dello scrittore su Facebook: “Ultima serata e già #KingsOfCrime mi manca. Lo so, non dovrei essere io a dirlo, ma con Federica Campana e Luca Monarca, con Zerostories e Discovery ci abbiamo lavorato moltissimo, per oltre un anno. Un anno di passione, di litigi sugli snodi, di fughe mie e di Federica e Luca che mi richiamavano all’ordine”. Continua il celebre scrittore di Zero zero zero e Gomorra: “Un anno in cui, insieme alla redazione, ci siamo immersi scrupolosamente in inchieste, intercettazioni e materiale d’archivio. Un anno di tensioni: perché lavorare su storie di criminalità organizzata non è mai facile. Un anno di materiale raccolto, un anno di scelte su ciò che andava tenuto e ciò a cui si doveva rinunciare”. Conclude Saviano, ringraziando i suoi fans: “Quando un’avventura finisce c’è malinconia, ma anche la consapevolezza che qualcosa rimane. Grazie a voi che in queste settimane avete sostenuto #KingsOfCrime. Vi ringrazio con tutto il cuore perché è un progetto a cui tengo molto”. (Agg. Massimo Balsamo)



LA VITA DI ANTONIO PELLE

Questa sera, mercoledì 18 ottobre 2017, alle 21.15 sul nove va in onda l’ultimo appuntamento con Kings of Crime in cui Roberto Saviano racconta la vita di Antonio Pelle, boss della ‘Ndrangheta. La ‘Ndrangheta, la misteriosa tra le mafie, affonda le sue radici nell’estremità meridionale della Calabria, in Aspromonte. È qui che porta il suo pubblico lo scrittore per cercare di rispondere ai tanti misteri che avvolgono la figura di Antonio Pelle, un “fantasma”. Come sempre la biografia del boss viene raccontata ad alcuni giovani studenti dell’Università di Bologna, grazie a un ricco archivio video di materiali originali, atti giudiziari, interviste e immagini inedite. Nel corso della sua lezione Roberto Saviano ricostruisce il ritrovamento del bunker nella casa del criminale, nel febbraio del 2008. I carabinieri perquisiscono tutta la casa per tre giorni, ma non trovano nulla. Finché nel garage non trovano una “finta” parete che nasconde una stanza. Qui trovano un tavolino con le statuette della Madonna di Polsi, Padre Pio, la Madonna di Lourdes, San Michele Arcangelo: quella stanza era la stanza del battesimo dei nuovi affiliati, dove il boss dava le doti. Il bunker era stato progettato per ospitare chi avesse bisogno di un’assistenza per la latitanza. Sotto il letto è stata trovata una botola, un secondo bunker. La perquisizione rivelò anche un terzo bunker nascosto dietro il frigorifero della traversa. Ma Antonio Pelle non c’era.



I BATTESIMI DELLA ‘NDRANGHETA

Nel corso dell’ultima puntata Roberto Saviano mostra anche i rituali di affiliazione dell’Ndrangheta, che usa molti simboli ancestrali legati all’immaginario naturale. Lo scrittore farà ascoltare delle intercettazione della polizia di alcuni riti e giuramenti degli ‘ndranghetisti. Infatti, quando si riceve una carica, ovvero ogni “dote”, si fa un rito, una sorta di battesimo. Leggende, riti e codici servono a tramandare un’identità forte in cui riconoscersi per sempre e per cui essere disposti al carcere, a uccidere e a morire. Quando Antonio Pelle si è si dichiarato colpevole dell’omicidio di Pizzata entra è entrato a far parte di questo sistema atavico sempiterno. 

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