Si è spento all’età di 86 anni il regista e sceneggiatore Umberto Lenzi. Autore di capolavori del cinema italiano come Milano odia: la polizia non può sparare e Napoli violenta, il direttore di Grosseto è diventato un punto di riferimento sia in Italia che all’estero, con Quentin Tarantino che non ha mai nascosto la venerazione per il suo cinema, tanto da citarlo all’interno dei suoi film. Tanti i messaggi di affetto e di cordoglio nei suoi confronti da parte dei suoi numerosi fan: “Ha inventato er Monnezza e il Poliziottesco anni 70: addio #UmbertoLenzi grande artigiano del Cinema che l’Oscar gliel’ha dato il pubblico”, “#UmbertoLenzi grazie concittadino Maremmano per quel cinema che oggi non si potrebbe più rifare stato un onore. Un abbraccio dalla mia famiglia “, “Ciao Umberto, eri troppo trucido per questo mondo fatto di veri B-Movies (altro che tuoi che invece erano pura Serie A..). #UmbertoLenzi” alcuni dei messaggi su Twitter. Non mancano anche gli attestati di stima dei cinefili stranieri, stregati dalle sue pelicole. (Agg. Massimo Balsamo)
I CAPOLAVORI DI LENZI
Si è spento all’età di 86 anni il regista di Massa Marittima Umberto Lenzi, autore di film quali ‘Roma a mano armata’ oppure ‘Napoli violenta’, solo per citare alcuni titoli tra i più famosi. Nel panorama cinematografico italiano Umberto Lenzi è stato uno dei registi più prolifici dando vita a tantissimi film, alcuni dei quali lo vedevano nei panni anche di sceneggiatore. Aveva 86 anni e fin da piccolo aveva sviluppato una sana passione per il cinema, in un ambiente ristretto e di provincia in cui difficilmente si poteva emergere. Sul sito Repubblica.it vengono riportate alcune dichiarazioni del regista che, a proposito della vita a Massa Marittima, aveva detto: ‘In provincia non c’erano molte occasioni. La gente si divideva in quelli che passavano le proprie giornate al mare oppure se ne stavano al bar. Io, invece, preferivo il cinema.’ L’esordio per Umberto Lenzi ci fu nel 1956 con il cortometraggio ‘I ragazzi di Trastevere’, mentre con il cinema vero e proprio bisognerà aspettare il 1961 con la storia per ragazzi ‘Le avventure di Mary Read’. Iniziò così un’avventura lunghissima. Di seguito riportiamo una delle ultime interviste.
‘LE ATTRICI? CI ANDAVO A LETTO’
L’anno scorso, alla veneranda età di 85 anni, Umberto Lenzi aveva ancora la forza di rilasciare roventi interviste a quotidiani come Libero. Il regista raccontava, nello speciifico, quello che accadeva sul set, dove tante attrici pur di lavorare e di mettersi in mostra nel mondo dello spettacolo erano pronte a fare qualsiasi cosa. Anche ad andare a letto col regista di turno, un po’ come accadeva con il produttore americano Harvey Weinstein che oggi viene demonizzato come un mostro e un orco. E’ lo stesso Umberto Lenzi a raccontare, ridendo sotto i baffi che ‘io con gli attori ci litigavo e con le attrici ci andavo a letto. Non è che eri tu che cercavi quel tipo di situazione, semplicemente ti veniva messa su un piatto d’argento.’ Un’affermazione chiara di quello che accadeva negli anni Sessanta, un momento storico di grande attenzione alla morale e alla pudicizia, sicuramente più di oggi. Una situazione reiterata e piuttosto normale, che ha visto il regista ‘approfittarsi della situazione’ sancendo una merce di scambio, come ha giustamente affermato l’avvocatessa Giulia Bongiorno.
LA MOGLIE OLGA E L’AMICO TOMAS MILIAN
Umberto Lenzi si è cimentato in tanti generi cinematografici, passando da quello esotico ispirato ai romanzi di Emilio Salgari (‘Sandokan, la tigre di Mompracem’ del 1963) a quello poliziottesco e thriller, fino agli horror (‘Cannibal Ferox’ su tutti). E’ stato quindi in grado di spaziare tra più generi cinematografici, rimanendo sempre al passo coi tempi e cercando di fiutare cosa andava e cosa non andava in campo internazionale, per poi riprodurlo in Italia con alterni risultati. Umberto Lenzi è stato anche grande amico di uno degli attori più amati del cinema italiano come Tomas Milian, alias ‘Er Monnezza’, con cui aveva instaurato un solido rapporto d’amicizia. Di lui Lenzi ha raccontato luci e ombre, come quando, sempre secondo liberoquotidiano.it, l’attore si presentava sul set ‘dopo aver bevuto mezza bottiglia di vodka e aver sniffato cocaina’. Un rapporto turbolento quello tra i due, interrotto quando Milian accetterà un ruolo non più presso di lui ma con il regista Stelvio Massi. E poi la moglie croata Olga, la donna che lo assistette spesso in cabina di regia, impedendogli le ‘merci di scambio’ con le attrici: ‘Olga cominciò a essere sempre più presente sul set… e da quel momento non ebbi più alcuna libertà di movimento.’ Addio, Umberto.