NIVES MEROI E ROMANO BENET, LEGGENDA DELL’ALPINISMO MONDIALE
Anche nella seconda serata di questo lunedì 2 ottobre, ritorna su Rai 1 l’appuntamento con la trasmissione Che fuori tempo che fa condotta da Fabio Fazio. Tra i tanti ospiti presenti ci sarà anche l’alpinista italiana Nives Meroi assieme a suo marito Romano Benet a sua volta alpinista. La coppia è entrata giustamente nella leggenda di questo incredibile sport essendo stati capaci di scalare insieme tutte le 14 vette che misurano oltre otto mila metri senza peraltro utilizzare l’ossigeno supplementare o i classici portatori d’alta quota. In una recentissima intervista rilasciata alla rivista Donna Moderna, la Meroi ha voluto raccontare alcuni aspetti della propria vita quotidiana e della grande passione per la montagna: “Da dove nasce la passione per la Montagna? Ho iniziato quasi per gioco, da ragazza, per il puro piacere di vivere l’ambiente allo stato brado. La mia Tarvisio, circondata da montagne bellissime, ha giocato un ruolo importante. Cosa rappresentano quelle cime? Un’esplorazione di sé all’interno della natura, perché la montagna aiuta a scoprirsi e ad avvicinarsi all’essenzialità delle cose che la dimensione virtuale in cui viviamo spesso ostacola. Scalare significa sempre salire per poi scendere, ritornando a se stessi”.
LA MONTAGNA SCUOLA DI VITA
Nel corso della medesima intervista Nives Meroi ha voluto anche enfatizzare alcuni aspetti che a suo dire rendono questo sport particolarmente adatto a chiunque ed in particolare dei tanti insegnamenti di vita che esso riesce a dare. L’alpinista ha rimarcato: “L’alpinismo una scuola di vita? La migliore. La montagna mi ha insegnato ad affrontare le difficoltà un passo alla volta, senza scoraggiarmi. Lassù impari ad avere pazienza, che non è passività. Cos’altro? Apprendi che bisogna aspettare il momento giusto per agire, festeggiando i successi senza temere i fallimenti. Ciascuno di noi è la sintesi di entrambi, però nella vita di tutti i giorni la paura di sbagliare ci mette addosso una pressione tremenda. Eppure se si guarda al fallimento da una prospettiva diversa ci si rende conto che non è poi così devastante: anzi, è un punto di ripartenza. Se occorre essere spericolati per diventare alpinisti? Assolutamente no. Per indole non cerco mai di scavalcare il muro del limite. Provo, invece, ad avvicinarmici un po’ alla volta. La montagna va affrontata sempre con rispetto e buonsenso, perché tanto vince sempre lei“.