A quattro anni e mezzo di distanza dalla tragica morte, all’epoca ritenuta un caso di suicidio, si riaccendono improvvisamente i riflettori su David Rossi, l’allora 51enne responsabile della comunicazione del gruppo Monte dei Paschi di Siena che fu ritrovato senza vita dopo un volo di diversi metri da una finestra della sede di Rocca Salimbeni. Infatti, nell’ultimo numero di Panorama è stato dato ampio spazio alla vicenda, portando alla luce le presunte incongruenze delle indagini portate avanti a suo tempo e la cosiddetta “fretta” di alcuni investigatori di parlare di suicidio: peraltro, l’ampio reportage del settimanale arriva proprio pochi giorni dopo un’inchiesta-shock andata in onda durante il programma de Le Iene e in cui si suggeriva, di fatto, che David Rossi “sia stato suicidato”: insomma, pare che ancora una volta lo show televisivo in onda su Canale 5 abbia contribuito a smuovere le acque di uno dei più torbidi casi di cronaca recente. Dopo le rivelazioni di Panorama c’è da attendersi un ritorno degli inviati del programma di Davide Parenti sul caso?



SUICIDIO DAVID ROSSI? IL SERVIZIO-SHOCK DE “LE IENE”

Nel corso del servizio realizzato da Le Iene sul presunto suicidio di David Rossi, infatti, è stata lanciata una vera e propria “bomba”, ovvero che l’allora responsabile della comunicazione del gruppo MPS non si sia gettato volontariamente dalla finestra della sede di Rocca Salimbeni e che il bigliettino accartocciato e lasciato nel suo ufficio (e presumibilmente indirizzato alla moglie) nel quale si diceva “Ho fatto una cavolata” possa anche essere un tentativo di depistaggio. Il servizio di Antonino Monteleone, infatti, insiste sul fatto che il tragico evento sia avvenuto proprio nel momento in cui l’istituto senese era finito nel mirino della magistratura per via dell’acquisizione di Banca Antonveneta: inoltre, di recente è stata disposta l’archiviazione del fascicolo d’indagine per “istigazione al suicidio” presentata dai famigliari di Rossi, da sempre convinti che quel 6 marzo del 2013 sia stato commesso un omicidio. I dubbi avanzati durante l’ultima puntata de Le Iene sono state in parte ripresi e ampliati dall’inchiesta di Panorama che, senza mezzi termini, parla della “fretta di dire suicidio” e pubblica alcune foto di forte impatto che sollevano nuovi dubbi sulla bontà delle indagini.



LE FOTO PUBBLICATE DA PANORAMA SU DAVID ROSSI

Infatti, come rileva Giovanni Terzi, il giornalista di Panorama che ha provato a ricostruire il caso e a scovare le incongruenze delle indagini, il perno da cui partire è il fatto che, pochi giorni prima, David Rossi aveva espresso la sua volontà di essere ascoltato dai magistrati e che oggi, a distanza di tempo, Luciano Garofalo (ex comandante del RIS) parli apertamente di “superficialità” da parte di chi indagò all’epoca dei fatti. In una mail inviata a Fabrizio Viola, amministratore delegato di MPS, Rossi esprimeva le sue perplessità sull’indagine che andava avanti sull’istituto ma anche la volontà di avere un incontro con la magistratura. Inoltre, passando alla serata in cui Rossi morì, il settimanale pubblica alcune foto inedite dello studio dell’uomo e dei primi rilievi della scientifica, mostrando come tra il video girato dall’agente che per primo era entrato nell’ufficio e le immagini della stessa scientifica ci siano delle differenze. Per quale motivo la disposizione di alcuni oggetti della poltrona è cambiata e la finestra risulta chiusa (mentre dovrebbe essere aperta)?



LE ACCUSE DI GAROFALO (RIS) SULLA MORTE DELL’EX MPS

Come detto, Garofalo ha parlato, in merito alla vicenda, di “ingiustificata superficialità” e denunciando quello che per lui è un evidente inquinamento della scena del crimine. Inoltre, non ci sono solo dei punti oscuri nelle immagini riferite alla scena del crimine, dato che l’ex Generale dei RIS punta il dito anche sugli esami istologici sul cadavere di David Rossi che, a suo dire, non sono nemmeno stati eseguiti tempestivamente. Ad esempio, ci sono dei lividi sulla mano della vittima e delle lesioni sull’addome sulla cui origine non è mai stata fatta veramente luce e inoltre dato che gli accertamenti istologici sono stati eseguiti “solo in un secondo momento”, non è possibile dire se si sia trattato di suicidio oppure di omicidio: infine, per Garofalo servivano ulteriori test mediante l’uso del laser-scanner 3D e dei cosiddetti “manichini bio-fedeli”. Insomma, la conclusione dell’ex esperto del RIS è che la tesi del suicidio, formulata sin da subito, abbia “influenzato” e condizionato le successive indagini che, invece, non si sono mai soffermate sulla possibilità che si trattasse di omicidio, inficiando così fatalmente il prosieguo dell’indagine.