Visto che oggi si scommette su qualsiasi cosa, quanto vi giochereste sulle possibilità di un imminente conflitto mondiale? Lo scenario politico internazionale continua a essere molto teso: alle minacce, lanciate come razzi, provenienti da Pyongyang rispondono altrettante energiche bordate, al momento solo verbali, scagliate da Washington. Siamo alla vigilia di una catastrofe oppure siamo alle prese con le scaramucce di due buontemponi finiti per caso a occupare importanti posti di potere?
Anche sfogliando le riviste di geopolitica le idee rimangono confuse. Mentre Limes sostiene che l’attuale leader della Corea del Nord non è folle, ma segue semplicemente le orme dei suoi predecessori, Affari Internazionali è convinta di come, allo stato attuale delle cose, nessuno – neppure Kim Jong-un – abbia interesse ad alterare questo precario equilibrio. E se Aspenia chiama in causa la Cina quale potenza in grado di influire, anche con iniziative militari, sugli equilibri regionali, il settimanale di spionaggio 007 – allegato al magazine “7″ del Corriere della Sera e diretto da un agente sotto copertura che si fa chiamare in codice Beppe Severgnini (come, appunto,il responsabile di “7″) – pone l’accento sul mercato dei missili, un’enorme contraddizione di aiuti governata da trame oscure e intrighi internazionali, al cui vertice ci sarebbe nientepopodimeno che il senatore Antonio Razzi, abituale frequentatore della Corea del Nord e amico del dittatore Kim, pare a ragione del suo missilistico cognome.
Ma come è iniziato questo conflitto? Il sito online Perizoom, un blog tutto d’un pezzo che si occupa di questioni geopolitiche e gossip internazionale, perciò più abbordabile per lettori come noi (a tal proposito, non perdetevi, in questo numero, “Stavolta mi sono spogliata le schede”: intervista senza veli alla “catalana” Vanessa Incontrada dopo il referendum secessionista) lo fa risalire a una serie di scambi su Twitter tra il neopresidente degli Stati Uniti e l’ancor giovane dittatore della Corea del Nord. Per gentile concessione dello stesso Perizoom, ve ne riportiamo i passaggi più salienti.
Donald Trump: Un caro saluto da un collega all’inizio del suo mandato.
Kim Jong-un: E chi sarai mai?
Trump: Che diamine! Sono Trump.
Kim: Un abbreviativo? E di che? Trampolino? Trampoliere? Tram pubblico?
Trump: Sono Donald Trump, quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America!
Kim: Brrr… Sono già qui che me la faccio sotto! Stati Uniti, San Marino, Andorra, entità lontane e per me irrilevanti.
Trump: Forse è meglio se dai un’occhiata alla carta geografica, ragazzino!
Kim: Sì, ma se “state uniti” un motivo ci deve pur essere: probabilmente è la paura nei confronti della grande ed eroica Repubblica Popolare Democratica di Corea.
Trump: Ma noi yankees siamo una grande potenza mondiale!
Kim: Per quel poco di geografia che ho studiato con il mio maestro privato prima di farlo fucilare (ha provato a convincermi, suo malgrado, dell’esistenza di una Corea del Sud…), l’unica Potenza che conosco sta in Italia.
Trump: Okay, fai pure lo spiritoso, ma attento ragazzo! Attento a non giocare col fuoco. A dare spettacolo di spavalderia e strafottenza, son capaci in tanti.
Kim: Col fuoco ci gioco quanto voglio, anche perché di fuochi (artificiali) e spettacoli (pirotecnici) me ne intendo (e non poco). Quando mi ci metto, divento… atomico!
Trump: Stai cominciando a farmi innervosire, pischello…
Kim: Lo diceva anche il mio Ministro della Difesa. La corsa agli armamenti del nostro Paese gli stava sui nervi. L’ho tenuto un po’ sulla corda. Poi, l’ho fatto impiccare.
Trump: A me basta una telefonata per invadere la Kamcatka!
Kim: E adesso cosa c’entra la Kamcatka?
Trump: I miei generali mi dicono che in guerra, a Risiko, conquistare la Kamcatka è fondamentale. E poi non è così lontana da voi!
Kim: La prendo come una provocazione nei confronti del mio popolo. E come diceva il mio venerabile (e venerato, perlomeno fino a quando non ho deciso di disfarmene, avvelenandolo con un bicchiere di latte) Capo di Stato Maggiore, TeTra-pak…
Trump: Beh… hai perso la parola?
Kim: No! È che con Twitter non si può farla troppo lunga…
Trump: Sto perdendo la pazienza… Sono stufo di pigiare a raffica questi piccoli tasti sul telefonino…
Kim: Hai ragione! Chiudiamola qua. Ma tocca a me pigiare per ultimo un tasto… Ecco fatto: ho appena scagliato un bel missile sul Giappone!
Trump: Attento, Rocket Man dei miei stivali texani!
Kim: Stai attento tu, yankee arrogante, a non farti male: chi tocca la Corea, muore! Fottiti!
Trump: Covfefe! (nei messaggi di Trump un bel “Covfefe!” non guasta mai…)
I due spengono il telefonino. Nel frattempo, il missile nordcoreano cade in mezzo all’Oceano Pacifico, mentre il Presidente americano, infuriato, corre come un razzo alla Casa Bianca e, appena giunto nello Studio Ovale, dà una gran testata al Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militare Usa. Per “gran testata” non intendiamo una bella capocciata, bensì la decisione di mettere a disposizione del generale la più potente parte terminale di un missile nucleare, avente il compito di portare sul bersaglio la carica atomica. Ma le scaramucce continuano (e speriamo solo su Twitter)…