Era lo scorso aprile quando Isabella Ferrari, celebre attrice, intervistata dal Corriere della Sera replicava con brevi frasi ed un grande punto alla domanda sul perché fosse sparita dalle scene per due anni. “Mi sono ammalata e sono guarita”, si era limitata a dire, senza però esplicitamente voler aggiungere altro. Oggi, dopo aver preso parte al film di Ozpetek e alla vigilia del nuovo film di Valeria Golino che la rivedrà nuovamente sul set, la Ferrari torna a raccontarsi e lo fa tra le pagine di Io Donna, in una intensa intervista a cura di Candida Morvillo. L’attrice torna a parlare della malattia che la costrinse a “scendere dai tacchi”. “Una mattina mi sono svegliata e non sentivo più le gambe”, ha raccontato. Da lì iniziò il suo percorso di paura e dolore in attesa di una diagnosi certa e sperando non si trattasse di un male incurabile e soprattutto mortale. “Qualche anno fa lo era”, ha aggiunto l’attrice nell’intervista, rivelando di trattarsi di una malattia rara ma senza dirne il nome per evitare che altre persone, come fece lei all’inizio, possano andare a cercare informazioni sul web, dove le notizie sulla patologia non sarebbero affatto aggiornate, contribuendo solo ad aumentare l’angoscia. Per lei è poi giunto l’atteso momento della diagnosi, quello in cui ha sentito “la fragilità e insieme la forza di affrontare la malattia”. In quel momento Isabella ha ammesso di aver vissuto la paura attraverso gli occhi di chi le stava accanto, ma si è data da fare in casa e con i figli, e proprio questo impegno quotidiano le ha permesso di non fermarsi a pensare.



IL TEATRO PER ESORCIZZARE LA MALATTIA

Dopo aver collezionato vari ruoli nel corso della sua carriera di attrice, Isabella Ferrari sognava finalmente di interpretare quello di una madre cinquantenne, ma al momento dovrà ancora attendere. L’ultimo film che la vede protagonista è Napoli velata di Ferzan Ozpetek, in uscita a fine dicembre ma nel quale, ha anticipato, interpreterà un “piccolo ruolo misterioso”. Il prossimo anno la vedremo invece nei panni di un’agente di cinema nel film di Alessandro Capitani dal titolo In viaggio con Adele. “E’ un ruolo intenso dentro una commedia alla Dino Risi, ma anche lì non ho figli”, ha anticipato. Dal 27 ottobre, invece, è in tour per l’Italia con lo spettacolo teatrale Sisters – Come stelle nel buio, in cui la vediamo nel ruolo di una ex attrice di successo in sedia a rotelle a causa di un incidente. “E’ una storia sul successo e l’insuccesso, sul mondo del cinema e sulle difficoltà della sorellanza”, rivela. Un ruolo, questo, che le è servito per esorcizzare la malattia che l’ha colpita ma che al tempo stesso le ha fatto amare ancora di più il suo lavoro. “Il teatro, per me, è sempre un salto nel vuoto, ma prima temevo il giudizio di quella cerchia del cinema che poi sta tutta a Roma”. “Ho avuto per anni la fobia di non essere all’altezza”, racconta, e ora che se ne è liberata è orgogliosa di poterlo finalmente dire.



LA SUA NUOVA VITA

Aveva appena 15 anni quando Isabella Ferrari scoprì il successo con Sapore di mare. Dopo, ammette, visse un periodo in cui si sentiva inevitabilmente “bloccata” in quanto le offrivano solo film leggeri. Da qui la scelta di andare in Francia, alle prese con film d’autore, ma anche di un ambiente che la faceva sentire sperduta. Ad ospitarla era Monica Bellucci, ma la gran parte del tempo lo trascorreva nelle cabine a gettoni a chiamare la sua analista. Tra i nuovi impegni, in contemporanea al tour teatrale, anche il nuovo film dell’amica Valeria Golino. Se ripensa al momento più difficile degli ultimi due anni, la mente va inevitabilmente al momento in cui si è sentita più coraggiosa, quando sulle sue gambe traballanti andò in tv, su RaiUno, per sostenere Telethon e la raccolta di fondi per la ricerca. “Avevo sentito di dovermi spendere per una buona causa e anche ora è solo per chiedere sostegno alla ricerca che racconto cosa ho passato”, dice. Ora la sua vita è cambiata, riesce a vivere di piccoli momenti, sente di non aver perso nulla ma certamente ha guadagnato molto in curiosità. Ama andare al parco a camminare, “ma devi non aver più avuto l’uso delle gambe per capirlo”. Quello che ha compreso, da tutta questa storia, è che “mi è successo di avere paura di vivere e di avere paura di morire ed è molto peggio la paura di vivere”.

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