Il noto duo comico composto da Owen Wilson e Vince Vaughn è protagonista della commedia Gli stagisti che recentemente ho rivisto per studiare quali spunti potesse dare al mondo dei lavoratori. I due attori nel film interpretano Nick e Bill, due grandi venditori “d’assalto” di orologi che vengono a scoprire del fallimento della loro azienda proprio da un loro cliente. Si trovano così ad aver superato i quarant’anni, a non aver un lavoro e come unico bonus per la loro fuoriuscita hanno ricevuto soltanto una patacca di orologio.
I due non si perdono d’animo e grazie a uno stratagemma ideato da Bill si candidano come stagisti da Google. Nella sede del colosso americano i due scoprono che i candidati sono moltissimi e che saranno divisi in team e tra questi solo chi otterrà il punteggio migliore sarà assunto realmente dall’azienda. Ovviamente nessuno vuole stare con i due perché considerati vecchi, mentre l’età dei nuovi stagisti è di appena vent’anni. Così i due finiscono in un gruppo composto da outsider che sono stati rifiutati da tutte le altre squadre.
A questo punto lo spettatore si aspetterebbe qualche approfondimento del complesso tema di cosa significhi rimettersi in gioco in un mondo del lavoro che si è rivoluzionato rispetto a quando si ha cominciato a lavorare. Tutto questo purtroppo non accade e sia Nick che Bill si lasciano soltanto trasportare da tante gag che non fanno mai scoppiare in una profonda risata, ma solo qualche sorriso. Il fatto è che anziché usare l’ironia per prendere in giro un certo mondo e quindi attraverso questo strumento dare un giudizio serio, si è preferito far fare ai due la figura dei bamboccioni per fare una serie di mega-spot a Google. Ad esempio, si mostrano diverse scene in cui Bill approfitta del fatto che le mense e i bar di Google danno cibo gratuito ai propri dipendenti, ma questo serve più per mostrare quanto sia cool lavorare lì piuttosto che essere occasione per ridere. E di questi esempi se ne potrebbero fare molti altri che preferisco evitare.
Altra occasione mancata è stata quella di mostrare le competenze necessarie per entrare a pieno diritto nel mondo del lavoro che si sia giovanissimi ventenni od ormai ultraquarantenni e si è preferito mostrare gare e dialoghi stile High school music con i manager dell’azienda che fanno finta di essere severi professori e con ovviamente la storia d’amore tra Nick e una bella e giovane manager.
Il film solleva questioni note come dire che i ragazzi moderni vivono una realtà filtrata dai social e anziché mostrare spunti di riflessione o possibili risposte preferisce scadere nel cliché di far sì che Nick e Bill portino tutti i ragazzini del loro team in uno strip club per mostrargli la “vita vera”. Un punto a favore del film compare alla fine e in qualche dialogo: che le competenze informatiche e di programmazione sono sempre più utili, ma che se uno non ci mette cuore e passione non si può creare un team che collabori in maniera affiatata per la realizzazione di un obiettivo comune. Purtroppo detto così e con le scene mostrate il filmato fa sì che il concetto sia un po’ vaporoso.
In breve si tratta di un film che non offre spunti di interesse reali e, quel che è peggio per una commedia, non fa nemmeno ridere. La ricerca di pellicole che offrano spunti utili per i lavoratori deve continuare e non passa per la strada che mostra questo film.