Suburra è sbarcata ufficialmente su Netflix. Tutti i dieci episodi che compongono la serie sono disponibili sulla celebre piattaforma streaming, con la sua prima stagione per intero. L’accoglienza è stata già molto positiva e dall’estero giungono le prime recensioni positive. “Nel 2008 criminalità organizzata, politici corrotti e Vaticano sono protagonisti di una sanguinosa lotta per il controllo di importanti terreni del litorale romano”; questa è l’introduzione ufficiale di Netflix riguardante la visione degli episodi attualmente online. Alessandro Borghi che nella serie interpreta il Numero 8, intervistato da Wired ha confessato: “La prima volta che mi hanno parlato della possibilità di fare la serie era il giorno della conferenza stampa del film di Suburra, all’epoca non avevo fatto molto e accettai subito. Doveva essere un prequel della storia di Numero 8, poi come sempre accade in tv, i progetti cambiano e si evolvono. Però quello che mi rese felice era che nonostante avessi lavorato in un film con Favino e Germano, quelli di Netflix era del mio personaggio che volevano fare un prequel!”. (Aggiornamento di Valentina Gambino)
I dieci episodi in 190 paesi
I fortunati che non sono andati a lavoro o a scuola hanno già iniziato la maratona Suburra ma altri la inizieranno solo nel primo pomeriggio. Insieme all’Italia che studia e lavoro ci saranno anche alcuni dei 190 Paesi in cui la serie è disponibile dalle prime ore di questa mattina, ci saranno nuove polemiche? Come sempre il connubio tra Italia e Mafia continua ad essere quasi il biglietto da visita in alcuni Paesi e una serie come Suburra potrebbe confermare il filone iniziano da Gomorra, soprattutto negli Usa. La mitizzazzione dei boss e della malavita continua ad essere materia di discussione tra i fan del genere e chi, invece, tende a demonizzare quella che dovrebbe rimanere una fiction ovvero finzione. Siamo sicuri che nelle prossime ore qualcuno avrà da ridire sui concetti portati avanti dalla prima serie italiana firmata Netflix, un polverone è pronto all’orizzonte?
Alessandro Borghi e il suo Numero 8 junior
Alessandro Borghi è sicuramente uno dei protagonisti più noti di Suburra La Serie e non solo. Proprio l’attore italiano è stato già volto di Suburra, il film firmato da Stefano Sollima e che è ormai sequel della serie. Alessandro Borghi è tornato a vestire i panni di Numero 8 per la serie Netflix ma facendo un lavoro al contrario, ovvero rendere “junior” il boss che abbiamo conosciuto nel film. Indaffarato e con un sogno, Numero 8 vuole rimettere in piedi il lido della madre in quel di Ostia ma, intanto, si dedica al pugilato e allo spaccio della cocaina. Proprio questo lo metterà in contatto con Lele a caccia di droga per i suoi festini “sui generis”. Nel primo episodio di Suburra La Serie verrà subito a galla il suo carattere ma anche i forti contrasti che lo portano spesso allo scontro con il padre. Cosa ne sarà di lui in questa serie? (Hedda Hopper)
Claudia Gerini dark lady nella serie
La maratona è iniziata e continuerà per tutto il weekend. Addio vita social per i fan di Suburra La Serie anche se gli abbonati Netflix sanno bene che, quasi ogni settimana, devono rinunciare ad amici e famiglia quando si tratta di serie evento come in questo caso. Per alcuni si tratta della sorella di Gomorra, per altri Suburra La Serie usa lo stesso linguaggio ma la storia è ben diversa e racconta l’humus da cui poi è nato lo scandalo di Mafia Capitale. A reggere le fila di tutto uomini e donne corretta e lei, Claudia Gerini, vera dark lady di questa nuova serie firmata Netflix, la prima italiana. Sarà l’attrice romana a prestare il volto alla bella Sara, revisore dei conti del Vaticano ma anche pronta ad organizzare festini hard per una delle mele marce della Chiesa che lei, quindi, tiene in pugno. Sarà proprio il personaggio di Sara a fare da anello di congiunzione tra malavita, Stato e Chiesa o sarà solo una pedina tra le pedine? (Hedda Hopper)
Una storia senza censura
Su Netflix, debutta oggi, la serie italiana Suburra che racconta le vicende di una città corrotta e sanguinaria. Suburra punta a raccontare le vicende di tre giovani protagonisti che si ritrovano costretti a seguire i loro destini a causa di una storia familiare di cui sono parte integrante. Viene fuori un racconto crudo e violento di quello che è stato oggi e di cui Michele Placido parla così. «Nella Piovra di Damiano Damiani – ricorda Michele Placido, regista dell’opera con Andrea Molalioli e Giuseppe Capotondi – si parlava di mafia e della Roma che, già a quei tempi, ne era stata contagiata. Si lavorava in Rai e poteva succedere che, durante le riprese, arrivasse la telefonata del funzionario che chiedeva di non girare quella determinata scena. Qui a Netflix la censura non esiste, c’è molta più libertà, sia nel dire sia nel fare», si legge su La Stampa. Senza censura e con la massima libertà di espressione, Suburra è un racconto reale di quello che, purtroppo, è anche la realtà di alcune città italiane in cui la violenza è alla base di ogni azione (aggiornamento di Stella Dibenedetto).
Le dichiarazioni dei produttori
Suburra – La Serie, debutta su Netflix. Un mix perfetto tra Mafia Capitale e romanzo di formazione, per un progetto che ci racconterà in dieci episodi, ciò che succede a Roma tra Stato, Chiesa e famiglia con niente di “sacro” alle spalle e una visione profana che punta il suo sguardo verso la criminalità organizzata. Suburra ha un bel primato e vantaggio: essere la prima serie italiana proposta sulla celebre piattaforma. Prodotta da Cattleya in collaborazione con Rai Fiction, verrà distribuita da oggi in 190 paesi diversi raggiungendo un pubblico di ben 100 milioni di abbonati. La serie, si propone come una specie di prequel di Suburra, film del 2015 di Stefano Sollina ispirato al romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini. “La scelta del prequel – spiega Gina Gardini, produttrice della serie per Cattleya – ci ha dato più libertà di movimento proprio rispetto al film”. Al centro della trama di Suburra, troviamo tre giovani e futuri criminali alle prese con le loro spiccate ambizioni di potere. I tre, dovranno allearsi per “integrarsi” e fronteggiare la guerra in atto. Troveremo quindi, l’immaturo Numero 8 di Ostia (Alessandro Borghi), il sinti Spadino (Giacomo Ferrara) e l’universitario-pusher di Roma Nord Lele (Eduardo Valdarnini).
Suburra, la prima serie italiana arriva su Netflix
Nel corso di Suburra, ad indossare i panni del Numero 8, esattamente come nel film, ritroveremo ancora Alessandro Borghi che, durante la Mostra di Venezia ha avuto modo di approfondire la questione: “Ho dovuto smontare il Numero 8 del film e ricostruirne un altro meno consapevole del concetto di potere e di come maneggiarlo, visto che il personaggio nella serie è molto più giovane e inesperto, oltre che inserito in dinamiche familiari che danno una dimensione emotiva alla serie e la svincolano dal ganster movie o dalla serie crime in senso stretto”, ha confessato. Michele Placido e Andrea Molaioli, hanno firmato la regia della serie con Giuseppe Capotondi. A tal proposito, hanno svelato di avere scelto dei protagonisti volutamente giovani per raccontare il personaggio in maniera forte: “Abbiamo cercato di far venire fuori quella fame millenaria di conquista del cittadino di Roma, città dove si impara a sopravvivere. E dove il cinismo diventa un’arma per sdrammatizzare anche le situazioni più tragiche”, hanno confidato. Di seguito, parlano anche di Mafia Capitale che, dopo la “sorpresa” in negativo, ha comunque offerto numerosissimi spunti per la narrazione.
Suburra, ecco il cast della serie
Suburra, divisa in dieci episodi, racconterà i venti giorni tra l’annuncio delle dimissioni e la decadenza del Sindaco di Roma. Ogni puntata quindi, si aprirà con una prefazione fortissima con un approfondito riassunto di ciò che precederà l’accaduto. Il telespettatore quindi, sarà il vivo protagonista del flusso emozionale dell’intera serie. Nel cast, oltre a Borgi, Ferrara e Valdarnini, troviamo anche: Francesco Acquaroli, Filippo Nigro, Claudia Gerini, Adamo Dionisi, Barbara Chichiarelli, Federico Tocci e Gerasimos Skiaderesis. “Che la serie sia disponibile in 190 paesi un certo effetto lo fa – ammette Acquaroli – ma noi non abbiamo dovuto preoccuparci più di tanto di questo sul set, perché il lavoro per rendere internazionale la storia era già stato fatto a monte, con una scrittura sapiente tra specificità territoriale e linguaggio universale”. In ultimo, Gina Gardini produttrice della serie, non si dice impaurita sull’effetto che Roma potrà fare al mondo: “È intrattenimento. Come dire che uno giudica gli Usa dalle serie crime americane. O che uno non va a Los Angeles perché ha letto o visto ‘L.A. Confidential’…”.