Nella seconda serata di oggi, sabato 7 ottobre, dalle ore 23:55 su RaiTre andrà in onda una nuova puntata del programma documentaristico-criminologico, Un giorno in pretura. La trasmissione torna ad occuparsi di uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi anni, ovvero quello legato al processo sulla morte di Giuseppe Uva, avvenuta il 14 giugno di nove anni fa. Alla sbarra ci sono due Carabinieri e sei Poliziotti, tutti accusati di aver contribuito a provocare il decesso dell’uomo. Ad Un giorno in pretura, in particolare, verrà dato spazio alla seconda parte dei delicato processo. Sono trascorsi quasi dieci anni dalla tragica vicenda, avvenuta in una notte di inizio estate, subito dopo la partita dell’Italia. Da allora è ancora giallo sulle cause del decesso di Giuseppe e la famiglia Uva, a partire dalla sorella Lucia, non ha mai smesso di far sentire la propria voce. Sul caso sono stati realizzati libri, documentari e pellicole ma piuttosto che alle emozioni sembrerebbe essere stato sempre dato spazio soprattutto alla ricostruzione dell’incredibile caso.
UN GIORNO IN PRETURA: PROCESSO UVA, VERSO LA RESA DEI CONTI
E’ la notte del 14 giugno 2008. L’Italia del calcio ha da poco terminato la sua partita e Giuseppe Uva, insieme all’amico Alberto Biggiogero, dopo una serata in giro per locali, vengono notati da una pattuglia di Carabinieri. Sono le tre di notte e Uva con l’amico, in evidente stato di ebbrezza, si rendono protagonisti di una bravata, dettata anche dal loro stato di evidente alterazione. Mettono delle transenne per gioco in una strada del centro di Varese e proprio la loro azione porta all’intervento dei Carabinieri che li conducono in caserma. Secondo la testimonianza di Biggiogero, qui avverrà un terribile pestaggio a scapito dell’amico. La sua testimonianza, però, non sarà mai ritenuta del tutto credibile ed affidabile poiché l’uomo è sempre stato ritenuto dall’accusa un teste fragile e controverso. Il giorno successivo al fermo, Giuseppe Uva muore all’ospedale di Varese. Secondo quanto emerso dall’autopsia, la causa sarebbe da rintracciare in una malformazione congenita al cuore ma anche lo stress, stando al parere del perito, avrebbe giocato un ruolo importante nel decesso. I testimoni coinvolti, invece, parlano di una eccitazione rabbiosa da parte dell’uomo. Uva era solito avere un atteggiamento simile oppure quella descritta è solo la normale reazione di fronte alle scorrettezze delle forze dell’ordine nei suoi confronti? La famiglia della vittima sostiene chiaramente una versione inquietante, forte anche dei numerosi lividi riscontrati sul corpo dell’uomo. Un pestaggio avrebbe potuto sottoporre Uva ad uno stress tale da farlo morire? Differente la versione della difesa per la quale quei lividi, peraltro lievi, sarebbero le conseguenze di lesioni che Uva si sarebbe autoinflitto. La storia è controversa e ricca di interrogativi, destinati ad accrescersi dopo l’arresto, lo scorso febbraio, dell’amico Biggiogero con l’accusa di aver ucciso il padre, anche lui testimone nel caso Uva.