Evidentemente la DC Comics e la Warner Bros. si sono accorti che qualcosa non andava in L’uomo d’acciaio e Batman v Superman se hanno chiamato Joss Whedon, responsabile del successo degli Avengers per la Marvel, per mettere mano al nuovo film di Zack Snyder, Justice League, sia nella scrittura, sia nel montaggio, sia nel dover rigirare alcune scene che Snyder non poteva realizzare per motivi familiari (e prima di dirigere da solo il film su BatGirl). E Justice League di fatto è la risposta DC agli Avengers.
Dopo la morte di Superman, Batman si trova ad affrontare un problema globale: Steppenwolf è un demone mitologico che cerca di distruggere la Terra e riconquistare il proprio potere, perso millenni prima grazie all’alleanza tra uomini, amazzoni e atlantidi. Per questo, Wayne dovrà riunire sotto la sua egida un team composto da super-eroi o ragazzi con poteri speciali come Wonder Woman, Flash, Aquaman, Cyborg. Ma potrebbe non bastare.
Whedon sceneggia con Chris Terrio un soggetto dello stesso Snyder per togliere il DC Extended Universe dalla coltre dark dei precedenti film di Batman e dargli un’aria più scanzonata, meno riflessiva, in cui il tocco giocoso dello sceneggiatore provasse ad amalgamarsi con le ambizioni filosofiche del regista. Ma la fusione non riesce: al di là di una totale mancanza di inventiva e originalità nel racconto, nelle dinamiche, nei meccanismi narrativi che pure per un pubblico “seriale” tra cinema e fumetti potrebbe essere irrilevante (ma davvero si può perdonare che le gag di Flash siano così fiacche e identiche a quelle di Quicksilver negli X-Men?), Justice League prova a limitare i danni di un film produttivamente sbilenco, in cui la formula degli Avengers non trova replica perché limitata. Per non rischiare di fallire, Snyder e Whedon si accontentano del minimo sindacale, di una trama standard pronta per ogni uso, di effetti speciali già rodati e non sempre impeccabili (ma il finale è notevole, in tal senso), di colpi di scena telefonatissimi eppure efficaci.
E mentre restano le suggestioni bibliche o mitologiche sullo sfondo – tra resurrezioni e deus ex machina di greca memoria – Justice League non trova mai una propria forza epica, un personale senso dell’avventura, un compimento filmico tanto nella regia quanto nel montaggio che lo possa rendere un apprezzabile intrattenimento. Anche perché se l’unico interesse della produzione è presentare i personaggi per i film successivi, si chiede perché lo stesso pubblico dovrebbe divertirsi.
Certo la cura Whedon permette di non affondare nella seriosità goffa dei film precedenti, ma dagli attori (Ben Affleck svogliato, Henry Cavill male utilizzato, gli altri prossimi alla macchietta) all’azione di livello standard Justice League sembra un film in cui la sproporzione tra potenziale produttivo (si parla di 300 milioni di budget) e risultato visivo e realizzativo è fuori da ogni logica. Un film del genere può essere anche frivolo e superficiale (vedasi Thor: Ragnarok), ma con un proprio gusto e una propria personalità. Qui la superficialità si è mangiata tutto il divertimento.