A Che tempo che fa, il monologo iniziale è sulla disfatta delle European Qualifiers. “Filippa, cos’hai fatto?”, chiede lamentoso Fazio. Per tutta risposta, la Lagerbäck ride. Luciana Littizzetto è vestita da Topo Gigio. “Topa Gigia”, precisa lei. “Sono andata dal chirurgo, gli ho chiesto di farmi più topa”. Scon(cer)tata. Il primo ospite della serata è Tiziano Ferro. Un duplice medley audio-video ne rievoca i successi; poi lui entra in studio. La sua transizione si riassume così: da rosso relativo a valore assoluto. Ma Ferro, in matematica, è appena sufficiente. Vincent “Basettoni” Cassel accetta un’intervista in italiano: onore a prof Bellucci. Subito racconta la sua vita da ‘Parioca’, mezzo parigino, mezzo carioca: “Rio è il mio luogo del cuore. Non che Parigi non mi piaccia, ma il calore del Brasile è impareggiabile”. Tipico del clima equatoriale. “Che film stai girando? Wolverine, si direbbe dalla faccia…”. In effetti, Cassel sfoggia un paio di basette quasi licantropesche. Non solo: di recente ha anche vestito i panni di Lupo (Alberto). La sua versione di Parole parole, comunque, non convince.



Eutanasia e testamento biologico sono due cose ben distinte. Ad affermarlo è Sandra Gesualdi, prima sostenitrice della tesi secondo cui “cattolicesimo e fine vita non sono in contrapposizione”. “Mio padre [Michele Gesualdi, N.d.R.] è cattolicissimo. Fu allievo di Don Milani, e ancora oggi porta avanti i suoi insegnamenti”. Per l’ammalato, accettare spasmodicamente il martirio vuol dire sfidare Dio. “Arrendersi, in certi casi, è un atto di grande umiltà”. Tanto più quando in ballo c’è la morte: ci vuole coraggio, per scegliere di morire. Michele rincara la dose: “Non vedo l’ora di andare in Paradiso”. Si passa alla politica: Veronica Lario, per Luciana, non è che una povera Giovanna D’Arco(re). Il suo monologo è un po’ banale, specie nella parte in cui chiama in causa gli Azzurri e la loro crisi nera (o giallo Svezia). Max Pezzali ha appena compiuto cinquant’anni. Come avrà festeggiato? Antonio Albanese lo sa: “Con una colonscopia. A cinquant’anni si deve fare”. Non proprio: Max ha festeggiato cantando, come sempre. Con la colonscopia tocchiamo letteralmente il fondo. È il caso di dirlo: siamo in un cul-de-sac. Quando tutto sembra impossibile (compreso risalire), entra in gioco Mission Impossible alias Nek. Filippo Neviani si avvale di un prezioso complice, James Bond (Francesco Renga), e Pezzali completa il terzetto nei panni di Indiana Jones: eccovi serviti i Duri da battere.

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