Premio Strega 2017, Francesco Piccolo sarà nelle sale cinematografiche italiane nei prossimi giorni con Gli sdraiati, l’ultimo film diretto da Francesca Archibugi e tratto dal romanzo omonimo scritto da Michele Serra. Lo scrittore è presente nel film in qualità di co-sceneggiatore, per una trama che ruota attorno alla fragilità del ruolo del padre. Il film racconta infatti il rapporto fra un conduttore, interpretato da Claudio Bisio e il figlio diciassettenne che avrà il volto di Gaddo Bacchini. Per questo lavoro Piccolo e la Archibugi hanno stravolto la visione dell’autore del romanzo, aggiungendo al punto di vista del padre anche quello del figlio. Questa sera Francesco Piccolo sarà presente fra gli ospiti di Che fuori tempo che fa di Fabio Fazio proprio per parlare di questo suo nuovo progetto. In una sua intervista a La Repubblica, Piccolo ha sottolineato che il titolo scelto per la pellicola vuole mettere in luce il cammino del protagonista verso il riconoscimento del suo opposto, incarnata dalla generazione del figlio. Del suo personale rapporto con il genitore, lo scrittore ha invece parlato a lungo in occasione della presentazione di Partire o restare. L’amica geniale e la questione cruciale del Sud in occasione della manifestazione organizzata dal Corriere della Sera al San Domenico Maggiore di Napoli. Il rapporto con il padre è stato centrale per la formazione dello sceneggiatore, dati i loro storici dibattiti sulle differenze fra i diversi caseifici e sulle mozzarelle, un dialogo che assumeva i contorni di una vera e propria competizione per stabilire quale prodotto o struttura fosse migliore.
FRANCESCO PICCOLO, GLI ESORDI NELLA SCRITTURA
Nato a Caserta nel marzo del 1964, Francesco Piccolo è una delle penne più prolifiche del nostro Paese, sia per quanto riguarda la scrittura che la sceneggiatura. Collabora infatti con diversi quotidiani e riviste e ha una rubrica sull’Unità in cui commenta lo scenario politico attuale. Il suo primo libro risale al 1993, Diario di uno scrittore senza talento, che lo porta fino alla finale del premio Calvino. Scrive in seguito diversi testi con la Feltrinelli, fra cui la raccolta Storie di primogeniti e figli unici con cui vince il Premio Chiara e il Premio Giuseppe Berto. Il successo lo raggiunge in modo evidente solo nel 2007, quando pubblica L’Italia spensierata e La separazione del maschio, a cui segue nel 2010 il suo Momenti di trascurabile felicità. Il lavoro di sceneggiatore inizia invece nel 2002, grazie al film di Paolo Virzì dal titolo Il mio nome è Tanino, che gli apre le porte della cinematografia e di altri lavori al fianco di registi come Renato De Maria e Nanni Moretti, con cui ha collaborato per la realizzazione di Habemus Papam del 2011.