Il popolo del web tesse le lodi della scuderia Scotti: “Innovazione stupenda”. Innovazione si fa per dire: “Età media dei talenti: 70 anni”; “Questo salta la corda bendato e contemporaneamente canta. Io non so neanche salire le scale a due a due”; “Comunque una cosa va detta: questi qua a 70 anni e passa hanno una vitalità che io a 25 me la sogno proprio!”. Top: “Sto piangendo per uno spettacolo di bolle”; “I droni sono a dir poco suggestivi”; “Zenobio Borsini liquidato in 10 secondi, quando meritava la finale”. Flop: “Questi maghi sono noiosissimi”; “Zerbi ha ragione, tutto visto e rivisto. Non c’è nulla di speciale nei trapezisti”. Critica velata (ma poi non tanto) nei confronti di Belén e Castrogiovanni: “La scritta ‘conduttori’ sul tavolo serve per far credere a questi due di essere veramente all’altezza?”. E la giuria? “Non ho mai visto ridere Maria come stasera”;  “Rudy e Teo sono antipaticissimi quando fingono di litigare”; “Quando Gerry Scotti spiega qualcosa che non conoscevo, starei ore e ore ad ascoltarlo. Riesce a rendere interessante qualsiasi cosa e non sembra mai saccente: lo adoro”. (agg. di Rossella Pastore)



Pagelle nona puntata

“Bentornati a Tú sí que vales, dove talento e stupore vanno a braccetto. Buon divertimento!”. Questo l’augurio iniziale di Belén Rodríguez e Martin Castrogiovanni, che salgono sul palco per le consuete presentazioni. Quella del primo concorrente è una performance spaziale, che lascia col fiato sospeso per mancanza d’ossigeno. E se è vero che tecnologia fa rima con scenografia, i Flying Bepop lo sanno bene. Un cielo stellato fa da sfondo alla danza di un astronauta che pare fluttuare. Non è un’espressione ardita: il giovane francese sfida quasi la gravità. Suggestiva la coreografia dei droni, che impersonano tante piccole navicelle spaziali. Voto: 7. Ben più noioso il numero dei circensi galeotti, che però i giudici sembrano apprezzare. Quanto alle bolle di sapone, quello di Michele Cafaggi è uno street show in tutto e per tutto. Le limitazioni logistiche sono tante, e Cafaggi non brilla. Voto: 5.



Il siparietto che segue è tutto dedicato alla scuderia Scotti. Viene da chiedersi cosa sia preso agli autori… o cosa gli autori abbiano preso, per arrivare a concepire un momento tanto kafkiano. Il carrozzone (anzi, il treno) di corridana memoria si compone di due vagoni: canto e ballo. Scotti è chiamato a scegliere il migliore (o il peggiore) tra i suoi adepti. Le loro incursioni (vd. Michele il Mimo, Magic Voice, Giulio, Elvis e Little Tony) sono ben lungi dall’essere lodevoli. Ma ben venga un po’ di brio, tra la staticità dei circensi e la malinconia dei battutari. A spasso nel tempo: a Tú sí que vales si balla come a Chicago negli anni Venti. Poi la modernità degli anni Ottanta, e infine il postmoderno house del 2017. Carino il numero dell’illusionista Starman, che illude di meritarsi la finale. “È facile comprarsi un mazzo di carte e improvvisarsi maghi”. Vero: Starman fa di più, con la sua magia creativa. Voto: 8.

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