Cinema in Arabia Saudita, in corso una storica svolta culturale. A distanza di trentacinque anni riapriranno le sale cinematografiche: Awad al-Awad, ministro della cultura dell’Arabia Saudita, ha annunciato la fine del divieto entrato in vigore ad inizio anni Ottanta. “In qualità di regolatore del settore, la Commissione generale per i mezzi audiovisivi ha avviato il processo di concessione delle licenze ai cinema nel Regno”, le parole di al-Awad riportate dal Corriere della Sera. Una decisione che giunge in un periodo importante per il Paese asiatico, di grande sviluppo dell’economia culturale: importanti riforme economiche e sociali in atto sostenute da Mohammed ben Salmane, principe ereditario saudita. Una svolta storica, dunque, che ribalta la decisione di oltre trentacinque anni fa presa dal governo ultraconservatore, con il cinema visto come spinta alla depravazione, in quanto favorevole alla promiscuità. Un altro passo importante per l’Arabia Saudita, che ha recentemente aperto anche alle donne: dopo la possibilità di accedere agli stadi e di guidare, sarà fornito l’accesso ad ulteriori diritti.



L’APERTURA AL CINEMA

Un’importante apertura per l’Arabia Saudita, che coniuga due pilastri fondamentali del programma Vision 2030 promosso dal principe ereditario Mohammed ben Salmane: incoraggiare una società vivace e alimentare un’economia fiorente che crea opportunità per il popolo, come sottolinea il Corriere della Sera. Il settore cinematografico, secondo le autorità, avrà un importante impatto economico: aumenterà le dimensioni del mercato dei media, stimolerà la crescita economica. E’ previsto un contributo di oltre ventitre miliardi di dollari al PIL, prodotto interno lordo, con la creazione di circa trenta mila posti di lavoro permanenti e oltre centotrentamila posti di lavoro temporaneo entro il 2030. E negli ultimi anni, nonostante il divieto del governo, il cinema saudita ha ottenuto ottimi riscontri all’estero: da Barakah meets Barakah di Mahmoud Sabbagh, in concorso al Festival del cinema di Berlino, a Wadjda di Haifaa Al-Mansour.

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