Il “ragazzo invisibile” è finalmente cresciuto e ora affronta quello che è il suo lato oscuro: dopo tre anni, Gabriele Salvatores torna nei luoghi, emozionali prima ancora che fisici, del film fantasy che vedeva al centro delle vicende il giovane adolescente Michele Silenzi. Esce infatti nelle sale cinematografiche il prossimo 4 gennaio (anche se inizialmente si era parlato di questo dicembre) “Il ragazzo invisibile – La seconda generazione”, il sequel della fortunata pellicola del 2014 e che vede il 67enne regista originario di Napoli cimentarsi con una sorta di romanzo di formazione a puntate su un ragazzo che lo stesso Salvatores non esita a definire “il suo Harry Potter”. Infatti, negli ultimi giorni, il vincitore del Premio Oscar 1992 con “Mediterraneo” ha parlato con le principali testate italiane del suo ultimo lavoro, spiegando da dove nasce e soprattutto dove va a parare quella che a qualcuno sembra essere una vera e propria saga che potrebbe avere nuovi capitoli in futuro: “Siamo stati i primi in Italia a realizzare una saga per adolescenti” spiega il diretto interessato, aggiungendo che Ludovico Girardello (l’attore che interpreta Michele) in questo secondo episodio “scoprirà il lato oscuro e poetico della vita”.



UN ROMANZO DI FORMAZIONE FANTASY ALL’ITALIANA

La trama de “Il ragazzo invisibile – La seconda generazione” ruota attorno alla scoperta della vita da parte di un ragazzo triestino che, oramai sedicenne, dovrà fare i conti non solo con la scoperta della sua seconda madre (ovvero quella biologica, la Yelena interpretata da Ksenia Rappoport) ma anche della sorella Natasha. Sullo sfondo, Gabriele Salvatores ha costruito un intreccio in cui un complotto si lega a momenti decisamente action e alla presenza dei cosiddetti “Speciali”, ovvero degli esseri dotati di poteri sovrannaturali: “Rispetto al primo film, qui ci sono più salti temporali e flashback, oltre ad un’atmosfera thriller” racconta il regista che precisa come la sua sia una sorta di via europea al fantasy intrapresa già nel lontano 1996 con “Nirvana”, mentre a proposito dei ragazzini mutanti che lui porta in scena spiega che non hanno nulla a che vedere con gli X-Men (preferendo come riferimento piuttosto “I Gremlins”) dato che quelli come Michele “non salvano il mondo, anzi usano in modo a volte sbagliato i loro poteri”: ad ogni modo, più che le proprie facoltà extra-normali, il protagonista scopre “il lato oscuro” dell’adolescenza e, come tutti gli orfani della letteratura, “non c’è nessuno che ti porti per mano e allora sei tu a dover prendere in mano la tua vita” afferma Salvatores.



SULLA SCENEGGIATURA E SUI “FIGLI CINEMATOGRAFICI”

Ma chi sono i cosiddetti “Speciali” che popolano il secondo capitolo di questa serie fantasy all’italiana e virata in chiave dark? “Chi ha grandi poteri non li usa sempre per salvare il mondo” chiarisce Gabriele Salvatores che, in merito ai temi affrontati nel suo nuovo film, svela che dopo “Il ragazzo invisibile” ha commissionato un tema per le scuole, chiedendo ai ragazzi come poteva svilupparsi un seguito; al termine di questo contest sono stati accolti gli spunti di una scuola di Secondigliano ed è emerso che “le due principali paure di questi studenti riguardavano il terrorismo e la possibilità di non essere figli della loro madre” racconta. E, a proposito del tema del tema della maternità, nonché della paternità, il regista e sceneggiatore napoletano spiega anche il motivo per cui non figura tra gli autori del copione della pellicola: “C’è un motivo intimo: io non ho figli e allora, da quando ho girato ‘Io non ho paura’, ho deciso di allevarne uno cinematografico” ammette, portando però anche una spiegazione più “razionale”, vale a dire la volontà di non ripetere sempre lo stesso film. Infine, a proposito di quella che è una produzione certamente inusuale per il panorama cinematografico italiano (otto milioni di euro di budget, per la produzione di Indigo Film e Rai Cinema), Salvatores non lo ammette apertamente ma, alla domanda se ci sarà anche un terzo capitolo risponde in modo sibillino: “Secondo il detto, non c’è due senza tre!”.

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