Si ripresentano puntuali ad ogni nuova stagione di Gomorra: parliamo delle critiche e delle accuse. Gli attacchi stavolta arrivano da parte dei magistrati, secondo cui la fiction targata Sky umanizza eccessivamente il mondo del crimine organizzato. Questa rappresentazione è considerata “pericolosa” da Giuseppe Borrelli, uno dei tre coordinatori della Dda di Napoli e titolare delle inchieste più incisive contro i clan. “Distoglie l’attenzione dall’attuale configurazione delle camorra”, ha spiegato Borrelli, che non mette in discussione la qualità del prodotto dal punto di vista cinematografico. Il problema infatti è un altro: “La vera criminalità organizzata presenta caratteristiche molto sgradite per chi se ne occupa professionalmente”. Il magistrato però non si iscrive nel partito dei detrattori di Gomorra, anche se il film del 2008 a cui ispirato riusciva “a descrivere la bestialità di alcuni comportamenti, degli istinti più bassi dei protagonisti”, nonostante raffigurasse la realtà di tanti anni fa, non quella attuale.
MAGISTRATI CONTRO GOMORRA
Le parole di Giuseppe Borrelli arrivano a poche ore da quelle del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, che nel corso del programma «1/2 h in più» su Raitre aveva aspramente criticato la fiction Gomorra. “Credo che evidenziare i rapporti umani come se la camorra fosse un’associazione come tante altre non corrisponda a quello che realmente è, la camorra è fatta soprattutto di violenza”. Il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, si è aggiunto alla schiera di chi critica la fiction di Sky perché consegnerebbe un’immagine tutto sommato positiva della criminalità, di conseguenza ritiene che dietro l’angolo vi sia “il rischio di emulazione”. Ai microfoni del Fatto Quotidiano ha spiegato anche quanto siano cambiate le proposte televisive e cinematografiche: “Negli ultimi tempi, dagli eroi positivi destinati alla sconfitta si è passati ai boss protagonisti di storie più o meno ispirate a fatti veri”. I personaggi positivi sono allora “ uomini di potere, uomini di parola e uomini che sanno imporsi. Ma sono sempre criminali”.
GOMORRA, CRITICHE E ATTACCHI: RISPONDE MARCO D’AMORE
Gomorra è una fiction, non un documentario, quindi può raccontare la savana da qualsiasi punto di vista, quello del leone o della gazzella e nessuno dei due sarebbe sbagliato. Questo è in sintesi il pensiero di Marco D’Amore, il Ciro di Marzio di Gomorra la serie, che risponde alle polemiche che riaffiorano puntualmente, anche se siamo alla terza stagione della fiction. “Le polemiche le lascio a chi ha voglia di farle. Noi partecipiamo da artisti e anche da cittadini a tratteggiare uno dei profili possibili del nostro paese”, ha replicato al Corriere della Sera. L’attore ha spiegato inoltre che l’intento è di rendere meraviglioso il racconto cinematografico e al tempo stesso partecipare all’atto di denuncia partito da Roberto Saviano. Per D’Amore bisogna allora fare attenzione, perché “c’è il rischio di scivolare verso la censura”. Un rischio del quale ha parlato anche lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni al Fatto Quotidiano: “Mai, in nessun caso, la fiction va imbavagliata. Questo porta alla censura e al pensiero unico. L’arte deve essere libera”. Si torna dunque al punto di partenza: la narrativa deve avere una funzione pedagogica? Non per De Giovanni, perché tutto ciò sarebbe “propedeutico all’idea di censura”.