È l’uomo che ruppe il silenzio sul naufragio di Portopalo. Grazie a lui Giovanni Maria Bellu scrisse il libro “I fantasmi di Portopalo” per raccontare di quei 283 migranti morti nel canale di Sicilia nel lontano 1996. Per anni pescatori come Salvatore Lupo tiravano su nelle loro reti abiti, scarpe e corpi ma solo lui decise di parlare nel 2001 quando credette di aver individuato il luogo dove giaceva il relitto. Proprio grazie alla sua segnalazione, inizialmente inascoltata dalle autorità e poi raccolta dal giornalista di Repbblica, il Rov (Remotely operated vehicle) robot sottomarino con all’interno una telecamera svelò quel cimitero nel Mediterraneo. Oggi una fiction racconta il libro di Bellu, I fantasmi di Portopalo, uscito nel 2004 e nei panni di Salvatore Lupo troviamo Beppe Fiorello. Alla conferenza stampa per presentare “I fantasmi di Portopalo”, in onda oggi e domani 21 febbraio 2017, Salvatore Lupo non è riuscito a trattenere le lacrime ascoltando le parole di Bellu sulla miniserie: “Temevo una semplificazione ma l’essenza della storia è pienamente restituita. È un’iniziativa coraggiosa su un tema non facile da divulgare. Si deve alla testardaggine di Beppe Fiorello e alla passione civile di Salvo Lupo: è importante che abbia avuto questo risarcimento perché se qualcuno ha pagato in questa storia, è stato lui”.



Nei giorni scorsi il pescatore Salvatore Lupo ha presenziato alla conferenza stampa per la presentazione de “I fantasmi di Portopalo”, la miniserie di Rai Uno in onda stasera e domani che lo vede protagonista, e ha rilasciato un’intervista a Silvia Fumarola per Repubblica. Parlando di cosa ha significato per lui rompere il silenzio sul naufragio, il pescatore ha spiegato quanto gli è costato fare tale gesto: “In senso affettivo tanto, ma più che altro ai miei figli e alla mia famiglia. Mi è costato anche come lavoro. Ho dovuto cambiare totalmente lavoro. Fare il pescatore è una cosa, fare il comandante di un rimorchiatore a livello commerciale invece è un’altra”. Lupo ha provato a rivivere anche le emozioni provate ripescando documenti, stracci, corpi: “Essendo pescatori, quando portiamo a bordo una rete e tiriamo il laccio per aprire la saccata ci aspettiamo che tutto il pesce vada in coperta. Vedere un cadavere oltre al pesce è qualcosa di sconvolgente, traumatico. Non è una bella cosa e non accade quasi mai. Quando accade è una cosa che ti lascia il segno per tutta la vita”.



Parlando con Silvia Fumarola di Repubblica in occasione della presentazione della miniserie “I fantasmi di Portopalo”, il pescatore Salvatore Lupo che ha rotto il silenzio sul naufragio dando il via all’inchiesta e poi al libro di Giovanni Maria Belli ha raccontato così come il segreto è stato svelato: “Il segreto è andato avanti per sei anni, dal 1996 al 2001 quando poi durante una battuta di pesca siamo andati al largo: la mia rete andò a sbattere in un ostacolo improvviso. C’erano dei resti di indumenti e anche un pezzo di legno di un relitto. Capì che era quella nave che cercavano tutti da anni. Segnai con precisione le coordinate e quando tornai in paese cercai di fare la mia segnalazione alle autorità. Loro non mi credettero ma io ero convinto di questo fatto e non volevo tacere. Arrivai quindi a Roma e cercai un giornalista di taratura nazionale. Loro all’inizio non mi credevano ma io insistetti tanto, come si vede nel film. Gioanni Maria Bellu mi credette e da lì abbiamo individuato la rete con il Rov”. IL pescatore ha poi espresso le sue speranze su quello che la fiction potrebbe cambiare nei telespettatori: “Io mi aspetto che faccia riflettere un po’ gli italiani perché anche noi da italiani abbiamo avuto tanti migranti, in Canada per esempio. Un po’ di riflessioni questa cosa ne dovrebbe suscitare”.

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