La vera rivelazione degli Oscar 2017 è sicuramente Mahershala Ali, incoronato ieri Miglior Attore non Protagonista nell’ottantanovesima edizione degli Academy Awards. L’attore di Moonlight è il primo musulmano a vincere l’ambita statuetta ed è molto conosciuto dal pubblico delle serie tv per ruoli come quello da lui interpretato in House of cards. Nella pellicola vincitrice dell’Oscar il californiano 43enne appena diventato papà interpreta il ruolo dello “spacciatore buono” Juan. Nel post cerimonia ha commentato così la vittoria parlando con i giornalisti: “Come artista il mio lavoro è lo stesso, la religione non c’entra, il mio lavoro è raccontare una storia, è dire la verità, il fatto che sia musulmano non è rilevante”. Poche ore prima dell’inizio dell’evento al Dolby Theatre, Mahershala aveva pubblicato una foto realizzata per un servizio di GQ accompagnata da parole che ora sembrano una premonizione: “Un viaggio benedetto”. Clicca qui per vedere lo scatto che ha conquistato oltre 26mila like.



Gli Academy Awards dell’anno scorso erano stati tacciati di razzismo vista la mancanza di nomination ad attori o attrici di colore e quest’anno la tendenza sembra essere passata da “#OscarsSoWhite” a “#OscarsSoBlack”. Gli Oscar 2017 hanno infatti visto il trionfo di Moonlight nella categoria Miglior Film: una pellicola il cui cast è composto principalmente da persone di colore e che racconta la vita di un ragazzo omosessuale dalla pelle nera nella periferia violenta di Miami. Viola Davis, una delle più grandi attrici di colore degli ultimi anni, ha vinto il premio per la Miglior Attrice Non Protagonista con la sua interpretazione in Barriere di Denzel Washington e anche la statuetta per il Miglior Attore Non Protagonista è andata a un uomo di colore, il musulmano Mahershala Alì che recita proprio nel dramma scritto e diretto da Barry Jenkins. Anche nella sezione Documentari vince il “black power” con la storia raccontata in “O. J.: Made in America”, quella del celebre giocatore di football americano accusato di aver ucciso l’ex moglie Nicole Brown Smith e il suo amante.



Fuocoammare non ha ottenuto l’Oscar 2017 per il miglior documentario come si sperava ma due italiani sono saliti comunque sul a palco del Dolby Theatre per ricevere l’ambita statuetta degli Academy Awards. Si tratta di Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregorini, che insieme al collega Christoper Nelson sono stati premiati per il trucco di Suicide Squad. Bertolazzi ha ringraziato prima di tutto l’Academy e la sua famiglia ma ha voluto anche fare un discorso politico: “Sono un immigrato, vengo dall’Italia e lavoro in giro per il mondo. Questo premio è per tutti gli immigrati”. Dopo questa dedica importante Bertolazzi ha concluso tornando a parlare di famiglia e rendendo omaggio a Giovanna, sua moglie, che lo ha sostenuto “per tutta la vita”. In una cerimonia dell’Oscar che è stata molto meno “anti-Trump” di quanto ci si aspettasse, il discorso di Alessandro Bertolazzi si è distinto molto da tutti gli altri e qui in Italia non è stato affatto digerito bene da Matteo Salvini, il segretario della Lega Nord, che su Facebook ha commentato stizzito “Premio Oscar per il miglior trucco a tre persone fra cui l’italiano Alessandro Bertolazzi: ‘Questo premio è per tutti gli immigratì. E ti pareva… Ipocrisia al potere! I nove milioni di italiani a rischio povertà ringraziano. P.s. A Hollywood (e in Italia) è facile fare i buonisti col portafoglio pieno”. Clicca qui per vedere la dedica di Alessandro Bertolazzi su Repubblica.it.



Spazio anche ai più piccoli agli Oscar 2017: la categoria del Miglior film d’animazione ha visto infatti trionfare Zootropolis, che racconta la storia dell’intraprendente e coraggiosa conigliera Judy Hopps. Judy desidera con tutte le sue forze entrare a far parte della Polizia del regno animale. Un desiderio bizzarro, specie relativamente alla sua stazza (decisamente troppo minuta), che la porterà però a vivere delle incredibili avventure al fianco della scaltra volpe Nick. Zootropolis è diretto da Byron Howard e Rich Moore e prodotto dai Walt Disney Animation Studios. Il Premio Oscar corona già un’altra serie di riconoscimenti ottenuti dalla pellicola d’animazione: Zootropolis ha vinto anche il Golden Globe (Miglior film d’animazione), ed è stata candidata sia ai Premi BAFTA che ai Satellite Awards. Agli Annie Awards, i riconoscimenti specifici per i prodotti d’animazione, ha ottenuto ben sei vittorie come Miglior lungometraggio d’animazione, Miglior character design in un film d’animazione, Miglior regia in un film d’animazione, Miglior storyboarding in un film d’animazione, Miglior voce in un film d’animazione e Miglior sceneggiatura in un film d’animazione.

Ben sei statuette (regia, miglior attrice, canzone – City of Stars -, colonna sonora, scenografia e fotografia) per La La Land all’89esima edizione degli Oscar, che ha preso il via ieri sera – domenica 26 febbraio 2017 – a Los Angeles. Un risultato ottimo, anche se va sottolineato che il premio più ambito – quello relativo alla categoria del Miglior Film – è stato strappato alla pellicola da un altro lavoro che gareggiava per il primo posto, Moonlight, scritto e diretto da Barry Jenkins. Sul palco americano guidato da Jimmy Kimmel non è mancata però una gaffe che ha infranto – anche solo per poco – i sogni di vittoria di tutto il cast: al posto di Moonlight, infatti, è stato proclamato il nome di La La Land. Warren Beatty e Faye Dunaway, quando il discorso di ringraziamento stava ormai per prendere il via, sono intervenuti in scena scusandosi e facendo presente di aver letto erroneamente La La Land – Emma Stone, e aver proceduto di conseguenza: sul foglio del verdetto relativo invece alla categoria, che è stato in seguito mostrato alle telecamere, c’è invece proprio scritto Moonlight. Inutile dire che il boato è stato clamoroso e il commento del conduttore Kimmel non si sono fatte attendere: La La Land, dunque, chiude gli Oscar 2017 con sei statuette, lasciando però forse la più prestigiosa… Clicca qui per vedere il video del momento dal sito ANSA.

Anche un italiano gareggiava agli Oscar 2017: lo scorso gennaio, infatti, è stata annunciata la candidatura del film – documentario di Gianfranco Rosi, Fuocoammare, all’interno naturalmente della categoria del Miglior documentario. Ambientata a Lampedusa, la pellicola è focalizzata sugli sbarchi dei migranti che avvengono giorno dopo giorno su quelle coste. Purtroppo, la statuetta non è arrivata: al posto di Fuocoammare se l’è aggiudicata O.J.: Made in America. Per Gianfranco Rosi, in ogni caso, anche solo l’essere stato nominato nella cinquina dell’89esima edizione rappresenta una grandissima soddisfazione: “Se perdo domenica non parlate di delusione, non lo sarà. Tutto questo è già un successo”, aveva sottolineato prima che iniziassero le premiazioni, come si legge su Repubblica. E in effetti il suo Fuocoammare è un successo già conclamato: la nomination agli Oscar 2017 è solo uno dei riconoscimenti ottenuti dal film (anche se forse il più ambito), dal momento che ha già portato a casa l’Orso d’oro al Festival del Cinema di Berlino e ha ricevuto ben quattro nomination ai David di Donatello 2017 (Miglior film, Miglior regista, Miglior produttore e Miglior montaggio).