Se i quattro giudici della sesta edizione di Masterchef Italia dessero ai concorrenti la possibilità di scegliere chi eliminare seduta stante, a bruciapelo, per Mariangela Gigante non ci sarebbe nulla da fare. Nessuno, all’interno di quella cucina, sembra difatti sopportarla o averne la benché minima considerazione, umana e professionale. Eppure, un passo dopo l’altro, l’avvocato penalista di Matera si sta pian piano guadagnando la stima di Barbieri, Cracco, Bastianich e Cannavacciuolo. Nel corso dell’ultima puntata, infatti, il suo piatto è finito tra i tre migliori della mistery box. Mariangela ha dovuto cucinare con i dieci ingredienti, tutti slegati tra di loro, scelti per lei da Roberto Perugini. La statuaria cuoca amatoriale dai lunghi capelli ricci ha preparato dei cappelletti ripieni di quaglia aromatizzata all’arancia dal nome Araba fenice – La resurrezione, con chiaro riferimento alla sua voglia di ricominciare daccapo un percorso che non è iniziato proprio come sperava. E così, con un impiattamento moderno e minimalista che ha molto impressionato i giudici, ha fatto incetta, per la prima volta, di complimenti. Malgrado il suo piatto fosse molto gustoso, non le ha permesso di vincere. La giuria, dopo attenta analisi, ha deciso di non premiarlo per via della discontinuità dell’avvocato che, fatta eccezione per qualche raro episodio, ha sempre combinato qualche pasticcio di troppo in quella cucina. Mariangela, in ogni caso, non s’è persa d’animo, ed ha affrontato l’invention test con la stessa determinazione e serenità che, nella prova precedente, l’avevano portata ad un passo dalla vittoria. Neanche i suoi noodles in brodo con gamberi in tempura, ricetta orientale scelta da Valerio, vincitore della Mistery Box, le hanno spalancato le porte dell’Olimpo di Masterchef. Si è comportata bene, nella puntata successiva, anche durante la prova in esterna, che si è svolta a Napoli. Insieme ai compagni della brigata rossa, capitanati da Loredana, ha lavorato con precisione senza chiacchierare troppo, un modo di fare che l’ha spesso penalizzata quando si trattava di dover collaborare con gli altri cuochi. La sua meticolosità, stavolta, è stata premiata: la squadra di cui faceva parte ha stravinto la prova al circolo dei canottieri di Savoia, salvando l’avvocato penalista dal rischio dell’ennesimo pressure test. 



Se Mariangela, in cucina, si comportasse più da cuoca e meno da avvocato, molto probabilmente, oggi, sarebbe una concorrente molto temuta. Ai fornelli ci sa fare, è evidente, ma spesso si perde nel suo disordine e in arringhe ed inutili polemiche che, quasi sempre, finiscono col penalizzarla e metterla in cattiva luce davanti ai compagni. Ha perso di credibilità, insomma, e se davvero vuole risorgere come un’araba fenice deve mettersi sotto e chiudere la bocca una volta per tutte, concentrandosi sugli ingredienti che ha davanti e facendo tesoro di tutta la teoria che conosce. Solo così potrebbe finalmente mettere a tacere i suoi compagni d’avventura, che sin dal primo giorno l’hanno vista come un bersaglio da colpire e come un concorrente da eliminare perché insopportabile da un punto di vista caratteriale e comportamentale. 



Dall’avvocato di Matera ci si aspetta, sicuramente, un cambio di rotta. Sarà in grado, Mariangela, di rimboccarsi le maniche e di resettare tutto, facendo finalmente vedere ai giudici di che pasta è fatta? Certo, la strada è piena di ostacoli e in salita, perché non sarà facile far ricredere tutti sul suo conto. La determinazione, però, di certo, non le manca. 

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