La riproduzione mondiale è sempre più compromessa da abitudini sbagliate, anche a livello alimentare, elevati fattori di stress e molto altro. Ad aggravare la situazione, non solo l’infertilità maschile, ma, come si è visto in recenti studi, l’età media delle donne che hanno il primo figlio, sempre più vicine alla soglia critica dei 35 anni. Questa sera, lunedì 13 marzo 2017, PresaDiretta parlerà della tematica all’interno della sua nuova e ultima puntata. Che cosa dire invece dell’uomo, quali possono essere le cause? Secondo alcuni studi, l’esistenza del maschio è sempre più a rischio, a causa di una progressiva femminilizzazione del genere in diverse specie. Un dato che viene confermato, sottolinea Il Corriere della Sera, da alcuni osservatori e maestre delle scuole elementari. Sarebbe evidente, in questo caso, una sorta di “inversione” dei ruoli, in cui le femmine sono sempre più vicine al prototipo maschile finora adottato e viceversa.  



La sterilità maschile sarebbe inoltre uno dei fattori che spinge sempre più coppie a rivolgersi alla fecondazione assistita o eterologa. Sempre più uomini e donne riscontrano una forte difficoltà nell’avere figli, trovandosi quindi obbligati a cerare altre strade percorribili. Quanto di questa problematica può essere attribuita all’uomo? Secondo alcuni ricercatori delle Università di Cardiff e Qatar, una possibile causa va ricercata nella mutazione della proteina Plc-zeta all’interno degli spermatozoi. Tramite lo studio è stato infatti iniettata una dose aggiuntiva nell’ovulo fecondato, ottenendo la riattivazione della funzione della proteina. Come sottolinea una notizia Ansa, si potrebbe essere di fronte a nuove possibili cure per l’infertilità maschile, in cui la patologia è dettata da una carenza o mutazione della proteina Plc-zeta. “Crediamo che questa nuova ricerca”, riferisce Tony Lai dell’Università di Cardiff, “potrà dare speranza a molte coppie nel prossimo futuro: il nostro obiettivo è aiutarle a mettere su famiglia”. 

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