29 settembre 1994. Il piccolo Nicholas Green sta viaggiando a bordo dell’auto con la famiglia sulla A3 Salerno-Reggio Calabria. Sono diretti in Sicilia per trascorrere le vacanze, ma il bimbo di 7 anni non arriverà mai a destinazione. A strappare la sua giovane vita un gruppo di criminali che prese di mira l’auto del padre di Nicholas Green, Reginald, scambiandola per quella di un gioielliere. Il bambino muore qualche giorno più tardi, ma la donazione dei suoi organi e la triste vicenda stravolgono l’Italia ed allo stesso tempo la commuovono, spingendo diverse famiglie a prendere la stessa decisione altruista. Questa sera, domenica 26 marzo 2017, Le Iene Show si occuperanno la vicenda grazie all’inchiesta di Nina Palmieri, che intervisterà una delle sette persone che all’epoca ha potuto beneficiare degli organi di Nicholas Green. A febbraio è morto invece Andrea Mongiardo, 22 anni più tardi la tragedia, a causa di un linfoma. Eppure la sua vita è stata piena, sia di gioie che di dolori, ma il cuore del bambino, donato in un gesto di estremo altruismo, rappresentava il suo bene più grande e delicato. 



La morte di Nicholas Green ha devastato l’Italia e la famiglia, ma anche nella tragedia, la sua esitenza ha significato molto. Soprattutto per quanto riguarda la donazione d’organi, che visse un vero e proprio boom in quegli anni nel nostro territtorio. A beneficiare del fegato di Nicholas Green è stata Maria Pia Pedalà, che all’epoca si trovava in ccoma epatico e che grazie a questo gesto d’amore, voluto fortemente dal padre del piccolo, ha potuto crearsi una famiglia. Oggi ha due figli e uno di loro porta proprio il nome di chi le ha salvato la vita: Nicholas. “Volevo che dalla tragedia che ha colpito la mia famiglia venisse fuori qualcosa di buono”, riferisce Reginald Green al Secolo d’Italia, sicuro che pur non conoscendo i destinatari degli organi del figlio, quest’ultimi di certo “ne avevano un disperato bisogno”. L’incontro fra il padre di Nicholas e Maria Pia Pedalà avviene appena un anno fa. “Avevo 19 anni quando ho fatto il trapianto”, racconta la donna all’Adnkronos, “e quando mi hanno detto di Nicholas, ho subito pensato che dovevamo crescere insieme. E lo stiamo facendo”. 

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