Oggi, giovedì 30 marzo viene proposto al pubblico italiano nelle principali sale cinematografiche il film di genere documentario – drammatico Per un figlio. Si tratta di un film indipendente finanziato dalla casa cinematografica della Palabras che si è avvalsa della collaborazione della Kala Studio diretto dalla regista Suranga Deshapriya Katugampala che ha anche provveduto a scrivere il soggetto e la sceneggiatura con la collaborazione di Aravinda Wanninayake. Il ruolo di direttore della fotografia è stato curato da Channa Deshapriya assieme e a Saranga Mottige mentre il montaggio è stato eseguito da Lizi Gelber e Silvia Pellizzari. Nel cast sono presenti Kaushalya Fernando, Julian Wijesekara e Nella Pozzerle. 



Il film narra la storia di una donna srilankese di nome Lì Sunita che vive in una provincia del Nord Italia e che svolge il lavoro di badante. La donna ha cinquanta anni ed ha un figlio adolescente, così le sue giornate sono spesso trascorse nella quotidianità del suo lavoro di ma anche e soprattutto nel cercare di proteggere ed aiutare suo figlio. Quest’ultimo infatti ha un carattere molto introverso e chiuso e non ama quindi molto socializzare con gli altri suoi coetanei. Questa sua caratteristica lo contraddistingue molto ed allo stesso tempo preoccupa sua madre perché non vuole confrontarsi con nessuno neanche con lei. Vive in una sorta di silenzio tombale chiuso nel suo mondo con tutti i tipici problemi dell’adolescenza. Questo loro così particolare e quasi inesistente rapporto è un po’ il filo conduttore di tutto il film in cui è molto palese la mancanza di comunicazione che regna tra madre e figlio in quella che si può definire una relazione soprattutto caratterizzata da una serie di conflitti. Il ragazzo infatti sta crescendo in Italia e quindi sta assorbendo una nuova cultura che sembra in qualche modo allontanarlo da quelle che sono le sue origini e che sua madre tanto ama. Lì Sunita infatti si sente in un certo senso estranea a questo mondo, anche se l’Italia le sta dando la possibilità di vivere grazie a questo lavoro, la donna sente di non appartenere affatto ne a questo modo di vivere ne a questo modo di pensare della gente del luogo. Inoltre a tutti questi problemi con il figlio si aggiunge il fatto che la donna quotidianamente si trova a dover affrontare un lavoro molto difficile e pesante che di certo non ama ma che svolge soltanto per il bene della famiglia e per mantenere quel figlio che in realtà sembra sempre più allontanarsi da lei. 



Lo scorso 21 marzo il film è stato proiettato in anteprima alla presenza della stessa regista Katugampala che in fase di presentazione ha voluto far cogliere ai presenti una serie di spunti per delle importanti riflessioni sulle condizioni in cui si trovano molti immigrati ed in particolare su quelle situazioni in cui per via della difficoltà linguistiche e per le scarse risorse a disposizione si vedono costretti ad accettare lavori piuttosto umili rispetto a quelle che sono le proprie effettive capacità maturate dalla rispettive estrazioni culturali.

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